la disputa

Su Maria corredentrice, tu con quale Papa stai?

Corredentrice come diceva Wojtyla o no come diceva Ratzinger? Ci mancava solo questa battaglia postuma tra Pontefici

Matteo Matzuzzi

Che la questione sia complessa lo dimostra non solo il banale schieramento fra tifosi dell’una o dell’altra tesi, ma anche i punti di vista diversi nel campo “progressista”, soprattutto italiano: va bene l’ecumenismo e quindi togliere qualche titolo a Maria, ma è pur sempre la madre del Salvatore

Roma. Divisi sulla Madonna. Mentre Leone XIV predica unità, pace e concordia (in primo luogo dentro la Chiesa), la Nota dottrinale che suggerisce di non usare il termine “corredentrice” accanto a Maria ha creato – come ampiamente prevedibile – una sorta di rivolta tra i più devoti del culto mariano. I social network sono inondati di commenti, anche da parte di intellettuali, preti e teologi che l’argomento lo masticano bene: quando va bene, si fa sapere che il documento non avrà alcuna conseguenza né rilevanza. Quando va male, si suggerisce al cardinal prefetto Fernández di prendere il primo volo per l’Argentina e si attacca il Pontefice, che firmerebbe – dicunt – qualunque cosa gli venga sottoposta. Al di là delle polemiche annunciate e un po’ futili – di Maria corredentrice si discute da secoli, senza venirne a capo, dopotutto è una disputa non conclusa con una dichiarazione dogmatica, il che indica la non urgenza di un documento del genere, soprattutto nella fase iniziale di un pontificato con molti dossier aperti – quel che appare paradossale e forse non altrettanto prevedibile è la divisione in fronti contrapposti che vedono da una parte i seguaci di Giovanni Paolo II, dall’altra quelli di Joseph Ratzinger. Chi dice che del documento dell’ex Sant’Uffizio farà un bel falò si richiama alle “almeno sette volte” che Karol Wojtyla usò quel titolo per la Madre di Dio. Gli altri ricordano che Ratzinger in almeno due occasioni (soprattutto nel 1996, con un parere ufficiale del dicastero da lui guidato) si pronunciò in modo negativo. E a Ratzinger s’appiglia molto – come mai fatto prima d’ora – lo stesso cardinale Fernández, quasi che l’opinione del vecchio prefetto divenuto poi Papa debba servire, nelle intenzioni, a tacitare gli animi più caldi. Della serie: l’ha detto pure lui. Se questo era il presupposto, constatando le reazioni, pare fallito. Eppure il documento è chiaro, nonostante il taglio teologico e ricco di riferimenti biblici: non c’è alcun divieto, ma una chiarificazione sull’uso di termini che – si dice – possono creare confusione. Papa Francesco, in questo, era stato coerente nel sostenere sempre con fermezza che Maria non fosse corredentrice: “Non ha chiesto per lei di essere una quasi-redentrice o una corredentrice. No. Il Redentore è uno solo. Questo titolo non si raddoppia. Soltanto discepola e madre”. Tesi che dopotutto non si discosta troppo da quella ratzingeriana: “Tutto viene da Lui. Maria è ciò che è grazie a Lui. Il termine ‘Corredentrice’ ne oscurerebbe l’origine”.

 

Sul fronte conservatore, il professor Roberto de Mattei, su Corrispondenza Romana, ha scritto che il dicastero per la Dottrina della fede vuole ridurre Maria “a una donna come le altre, come se si potesse confinare la Madre di Dio in una categoria umana, spogliandola del suo mistero soprannaturale. E’ difficile – aggiunge – non leggere in queste pagine il compimento della deriva mariologica post conciliare che, in nome del ‘giusto mezzo’, ha scelto un minimalismo che avvilisce la figura della Beata Vergine Maria”. Che la questione sia complessa lo dimostra non solo il banale schieramento fra tifosi dell’una o dell’altra tesi, ma anche i punti di vista diversi nel campo “progressista”, soprattutto italiano: va bene l’ecumenismo e quindi togliere qualche titolo a Maria, ma è pur sempre la madre del Salvatore. La stessa interpretazione dei passi biblici varia a seconda di quanto viene estrapolato e letto. Anche per questo non vi è un giudizio tranchant, benché definire “sconveniente” l’uso del termine “corredentrice” appare forse fuori luogo, considerato che quel termine è uscito dalla bocca di un Papa, per di più santo. Di certo, la tesi sostenuta nella Nota dottrinale non è nuova. Dieci anni fa, in una delle prediche d’Avvento alla curia romana, padre Raniero Cantalamessa, oggi cardinale, diceva che era giunto il momento del “riconoscimento da parte di noi cattolici del fatto che spesso, specialmente negli ultimi secoli, abbiamo contribuito a rendere Maria inaccettabile ai fratelli protestanti, onorandola in modo talvolta esagerato e sconsiderato e soprattutto non collocando tale devozione dentro un quadro biblico ben chiaro che ne facesse vedere il ruolo subordinato rispetto alla Parola di Dio, allo Spirito Santo e a Gesù stesso. La mariologia negli ultimi secoli era divenuta una fabbrica continua di nuovi titoli, nuove devozioni, spesso in polemica con i protestanti, usando talvolta Maria – la comune Madre! – come un’arma contro di essi”. 

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.