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No, per Leone XIV le religioni non sono tutte uguali: "Solo Gesù ci salva"
Il Papa riceve in udienza i ministranti di Francia e parla di salvezza, liturgia e vocazioni sacerdotali. E si smarca dal predecessore
“La messa è un momento di festa e di gioia. In effetti, come non provare gioia nel cuore alla presenza di Gesù? Ma la messa è, al tempo stesso, un momento serio, solenne, intriso di gravità. Possano il vostro atteggiamento, il vostro silenzio, la dignità del vostro servizio, la bellezza liturgica, l’ordine e la maestà dei gesti introdurre i fedeli nella grandezza sacra del Mistero”.
Roma. E’ passato quasi un anno da quando Papa Francesco, a Singapore, parlando a braccio si lasciò andare a considerazioni che rischiarono di mandare di traverso il pranzo a teologi, curiali e semplici vescovi che di poche cose sono certi ma che Cristo solo porti salvezza non lo mettono in discussione. Francesco disse che “tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio. Sono – faccio un paragone – come diverse lingue, diversi idiomi, per arrivare lì. Ma Dio è Dio per tutti. E poiché Dio è Dio per tutti, noi siamo tutti figli di Dio. ‘Ma il mio Dio è più importante del tuo!’. E’ vero questo? C’è un solo Dio, e noi, le nostre religioni sono lingue, cammini per arrivare a Dio. Qualcuno sikh, qualcuno musulmano, qualcuno indù, qualcuno cristiano, ma sono diversi cammini. Understood?”. Undici mesi dopo, il successore Leone XIV pare avere idee diverse, stando almeno a quanto detto ieri ai ministranti francesi ricevuti in udienza in Vaticano: “Forse percepite quanto abbiamo bisogno di sperare. Sentite certamente che il mondo va male, che deve affrontare sfide sempre più gravi e inquietanti. Può darsi che siate toccati, voi o chi vi sta attorno, dalla sofferenza, dalla malattia o dalla disabilità, dal fallimento, dalla perdita di una persona cara; e, di fronte alla prova, il vostro cuore prova tristezza e angoscia. Chi verrà in nostro soccorso? Chi avrà pietà di noi? Chi verrà a salvarci? …Non solo dalle nostre sofferenze, dai nostri limiti e dai nostri errori, ma anche dalla morte stessa? La risposta è perfettamente chiara e risuona nella Storia da 2000 anni: solo Gesù viene a salvarci, nessun altro: perché solo Lui ha il potere di farlo – Egli è Dio Onnipotente in persona – e perché ci ama. San Pietro lo ha detto con forza: ‘Non c’è alcun altro nome sotto il cielo che sia dato agli uomini, per mezzo del quale dobbiamo essere salvati’. Non dimenticate mai queste parole, cari amici, imprimetele nel vostro cuore; e mettete Gesù al centro della vostra vita”.
Nel suo breve intervento, Leone XIV ha anche parlato delle vocazioni sacerdotali: “Mi rivolgo alle vostre coscienze di giovani, entusiasti e generosi, e vi dirò una cosa che dovete ascoltare, anche se può inquietarvi un po’: la mancanza di sacerdoti in Francia, nel mondo, è una grande disgrazia! Una disgrazia per la Chiesa! Che possiate, a poco a poco, di domenica in domenica, scoprire la bellezza, la felicità e la necessità di una simile vocazione. Che vita meravigliosa è quella del sacerdote che, al centro di ogni sua giornata, incontra Gesù in modo così eccezionale e lo dona al mondo!”. E a proposito di domeniche festive, il Pontefice ha voluto anche porre qualche paletto su come intenda la messa fatta bene: “La messa è un momento di festa e di gioia. In effetti, come non provare gioia nel cuore alla presenza di Gesù? Ma la messa è, al tempo stesso, un momento serio, solenne, intriso di gravità. Possano il vostro atteggiamento, il vostro silenzio, la dignità del vostro servizio, la bellezza liturgica, l’ordine e la maestà dei gesti introdurre i fedeli nella grandezza sacra del Mistero”.