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“Papa Leone ridarà unità alla Chiesa”. Parla il cardinale Wim Eijk

Un mese fa, il Conclave che elesse Robert Francis Prevost al Soglio di Pietro. “Nella Chiesa ci sono tante questioni in cui si è in disaccordo, e la discordia interna non fa bene”

Matteo Matzuzzi

"Vedo segni di ricettività e curiosità verso Cristo e la sua Chiesa tra le giovani generazioni. Tuttavia, questo sviluppo è ancora agli inizi, quindi dobbiamo aspettare e vedere quante persone si lasceranno toccare dalle parole di Papa Leone XIV"

Roma. Il cardinale Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht, era al suo secondo Conclave. Oggi, a quasi un mese dall’elezione di Leone XIV, racconta al Foglio le prime impressioni sul nuovo Papa, su quali siano (o possano essere) le priorità del nuovo Pontefice. Negli interventi, Prevost parla spesso di unità. Unità anche della e nella Chiesa. E’ così? “In effetti, non posso e non devo dire nulla sul Conclave, ma poco dopo l’elezione di Papa Leone XIV ho tenuto una conferenza stampa nella chiesa dei Frisoni, a due passi da piazza San Pietro. Lì ho dato la mia prima reazione alla sua elezione, dicendo, tra l’altro, che vedo il nuovo Papa come un uomo che ripristina l’unità. Ho anche detto che non mi aspetto grandi cambiamenti da Papa Leone XIV. Inoltre, ho espresso la speranza e l’aspettativa che questo Papa possa significare molto in diversi ambiti, ad esempio per quanto riguarda la bioetica, le questioni della morale matrimoniale, della morale sessuale e anche della morale sociale. Si tratta di questioni di disaccordo nella Chiesa, non possiamo negarlo. E la discordia interna non fa bene a nessuna organizzazione, compresa la Chiesa. Quindi, ripristinare l’unità è davvero una preoccupazione importante”. 

 

E sulla sinodalità? E’ un termine citato quotidianamente, da uomini di Chiesa e da intellettuali, ma spesso si ha l’impressione che “sinodale” sia un aggettivo messo un po’ a caso, in mezzo a un’omelia, come chiosa a un discorso. “Uno dei miei vescovi ausiliari dell’arcidiocesi di Utrecht, mons. Hoogenboom, ha partecipato a nome della Conferenza episcopale olandese a entrambe le sessioni a Roma del XVI Sinodo generale ordinario dei vescovi ‘Per una Chiesa sinodale: communio, participatio, missio’. Da allora, ha raccontato in molti luoghi dei Paesi Bassi le sue esperienze durante i sinodi del 2023 e del 2024. La parola ‘sinodo’ è un’amalgama delle parole greche ‘syn’ (insieme) e ‘odos’, via. Significa quindi che, nella fede, dobbiamo camminare in un’unica direzione. Il processo sinodale non è un sondaggio democratico di varie opinioni e idee. Si tratta di trovare un percorso comune attraverso il quale la Chiesa possa compiere la sua missione nel tempo e nella cultura di oggi. E questa missione non è altro che quella che ha avuto fin dall’inizio attraverso i secoli: annunciare Cristo e il suo Vangelo. Le conversazioni che abbiamo organizzato nelle nostre parrocchie negli ultimi anni come parte della fase diocesana di preparazione ai sinodi del 2023 e 2024 – dice il cardinale Eijk  – sono state molto arricchenti per molte persone. Si è trattato di conversazioni di fede e non di discussioni polemiche. E’ stato importante che i partecipanti partecipassero con preghiera a queste conversazioni e fossero ricettivi all’azione dello Spirito Santo”.

 

“Molti parrocchiani non erano abituati a parlare liberamente della loro fede tra di loro, il che è stato davvero un sollievo per loro. E vediamo che alcune parrocchie continuano a organizzare conversazioni di questo tipo, ad esempio quando parlano di come vogliono svolgere il loro compito di parrocchia missionaria. Dove sono le opportunità? Quali sono i talenti di ciascuno? Parlarne tra di noi sotto forma di conversazioni di fede si rivela fruttuoso. Tra l’altro, è necessario chiarire il concetto di sinodalità. Un sinodo è fondamentalmente un’assemblea di vescovi”.

 

Papa Leone XIV si è presentato parlando di Cristo. In ogni suo discorso parla di Gesù, di sant’Agostino, di verità. Pensa che “il mondo” avrà qualche difficoltà a comprendere un Papa che parla così insistentemente di Cristo al punto da dire di voler sparire perché solo Lui rimanga? “La copertura mediatica a livello mondiale del Conclave e del nuovo Papa è stata molto forte e non sgradita. Naturalmente, dobbiamo ancora vedere cosa ne rimarrà dopo qualche tempo. Come già detto, vedo segni di ricettività e curiosità verso Cristo e la sua Chiesa tra le giovani generazioni. Tuttavia, questo sviluppo è ancora agli inizi, quindi dobbiamo aspettare e vedere quante persone si lasceranno toccare dalle parole di Papa Leone XIV. Personalmente, però, sono molto lieto che le omelie e le allocuzioni di Papa Leone siano cristocentriche”.

 

Eminenza, da anni si parla di una crisi della fede in occidente e in particolare in Europa. Si contano le chiese chiuse, la pratica religiosa in calo. Eppure, non mancano i segnali in controtendenza. Comunità che crescono, che frequentano i sacramenti, che pregano. E’ forse una fede meno numerosa di un tempo ma più “convinta” di quel che fa? Più matura? “La contrazione del passato e la timida crescita coesistono attualmente nella Chiesa olandese e probabilmente in tutta la Chiesa occidentale. La contrazione della vecchia Chiesa popolare continua: la vecchia generazione di credenti si sta estinguendo. La generazione sottostante è difficilmente rappresentata nella Chiesa. Ma tra i giovani, al contrario, c’è più interesse per la Chiesa e la fede, soprattutto nelle città. Nell’aprile di quest’anno è stata pubblicata nei Paesi Bassi la nuova edizione dell’indagine ‘Dio nei Paesi Bassi’. Questo sondaggio viene condotto ogni dieci anni dal 1966 e ha mostrato un declino nel coinvolgimento della Chiesa per decenni. Anche rispetto alla precedente edizione del 2015, la secolarizzazione è continuata. Se nel 2015 il 25 per cento della popolazione adulta olandese apparteneva ancora a una Chiesa cristiana, nel 2024 la percentuale scende al 19 per cento (nel 1966 era quasi il 70 per cento). Secondo l’indagine, sempre meno olandesi si considerano religiosi e sempre meno credono in Dio o in un potere superiore. Nel 2015, il 42 per cento della popolazione credeva in Dio o in un potere superiore; entro il 2024, la percentuale scenderà al 36 per cento. Questo recente declino è causato da un aumento della percentuale di olandesi non credenti e non religiosi tra la popolazione. Al di fuori delle chiese, la fede è quindi in calo; al contrario, si può notare un (leggero) aumento della fede tra i membri della Chiesa. Un numero minore di membri ha abbandonato la Chiesa, come ad esempio coloro che la frequentavano principalmente per pressione sociale o per abitudine. Con la loro partenza, il gruppo rimanente di membri della Chiesa nel complesso è diventato più religioso. Quindi, ancora una volta, questo studio mostra che le persone che ora scelgono la fede lo fanno per piena convinzione. Queste persone sviluppano un legame personale con Cristo e spesso hanno una vita di preghiera personale. Vanno davvero fino in fondo. Quindi una buona liturgia e una catechesi chiara sono importanti e apprezzate, soprattutto da questi nuovi cattolici”. Quanto durerà la contrazione numerica?  Secondo il cardinale Eijk “è difficile da prevedere. Ma una ‘minoranza creativa’ può fare la differenza nel futuro e fornire risposte alle difficoltà e alle sfide del nostro tempo”.

 

Ma a cosa è dovuto l’interesse dei giovani per il fatto religioso? C’è forse la ricerca di qualcosa di “diverso” in un mondo che paradossalmente offre tutto? “Nella maggior parte delle parrocchie, vediamo un numero crescente di giovani tra i 20 e i 45 anni che si uniscono alla Chiesa – soprattutto nelle città. Spesso hanno trovato la strada per la Chiesa attraverso internet e gli influencer cattolici sui social media. Questa crescita è visibile anche in altri paesi dell’Europa occidentale, con molti giovani che si uniscono alla Chiesa cattolica romana, soprattutto in Francia e in Inghilterra. Queste persone sono spesso di mentalità aperta e non hanno pregiudizi nei confronti della Chiesa e della fede. I numeri non sono enormi nei Paesi Bassi, ma sentiamo questi rumori da quasi tutti i pastori. E’ chiaro che sta succedendo qualcosa. Lo vediamo anche riflesso nell’interesse per il sacerdozio: ci sono molte nuove domande di sacerdozio”. Il fatto è che, dice l’arcivescovo di Utrecht, “le giovani generazioni spesso non hanno un punto fermo nella loro vita. La loro vita non ha un significato o una destinazione più profonda. Ma le domande sul significato si pongono per tutti, anche per loro. Con il progetto delle ‘parrocchie missionarie’, noi come Chiesa dell’arcidiocesi di Utrecht cerchiamo di dare una risposta a questo problema. Tra le altre cose, attraverso il corso Alpha (serate con un pasto e conversazioni sulla fede), le domeniche delle famiglie in cui i genitori, i primi comunicandi e i giovani che si preparano alla cresima, ricevono una catechesi al proprio livello e partecipano alla celebrazione dell’eucaristia e a un pasto comune, e altre attività a bassa soglia, raggiungiamo coloro che cercano un significato”.

 

Un vescovo della Scandinavia, monsignor Erik Varden, diceva qualche mese fa a questo giornale che secondo lui è sbagliato parlare di mondo post cristiano. In realtà, osservava, questo è ormai un mondo post secolare. Diceva: “La secolarizzazione ha fatto il suo corso. E’ esaurita, priva di finalità positive”. E’ d’accordo con questa visione? “E’ un po’ presto per dare una nuova etichetta all’epoca attuale. In occidente, la secolarizzazione è iniziata a causa del boom della prosperità in un breve periodo di tempo. Questa maggiore prosperità ha dato alle persone l’opportunità di staccarsi dalla comunità, anche quella ecclesiastica, a cui appartenevano. Ciò ha permesso loro di svilupparsi come individui e di scegliere i propri valori e le proprie norme. Nella società di oggi, quasi tutto è in vendita, tranne il significato e l’importanza che vanno oltre i limiti della morte. Solo Cristo può fare questa offerta – gratuita ma non senza obblighi. Penso che sempre più persone provino malcontento per il vuoto dell’attuale mondo secolare, ma parlare di un mondo post secolare sembra già prematuro – soprattutto se guardo alle cifre della secolarizzazione e all’enfasi sproporzionata ancora posta su valori materialistici come la crescita economica”.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.