La Cina si sceglie i vescovi e spara un missile sul Conclave

Il Partito nomina due presuli mentre a Roma la Sede è vacante. Un bel problema per il cardinale Parolin

Matteo Matzuzzi

Il metodo è sempre quello: si convocano assemblee costituite da sacerdoti, religiosi e laici ben selezionati per ratificare scelte calate dall’alto. E si tratta sempre di approvare l’unico nome proposto. Prendere o lasciare. Scontato dire che il voto si traduca in un plebiscito con qualche sparuto voto contrario

Roma. Nelle discussioni generali del pre Conclave è già entrato l’Accordo segreto e provvisorio (ma rinnovato più volte dal 2018 in poi) con la Repubblica popolare cinese in relazione alla nomina dei vescovi. A maggior ragione se ne parlerà di più ora, visto che mentre i cardinali a Roma si preparano a eleggere il nuovo Papa, dall’altra parte del mondo il Partito comunista coglie la palla al balzo per nominare due vescovi: uno come ausiliare a Shanghai, l’altro nella provincia dell’Henan. A darne la notizia è Asia News, che aggiunge come la procedura sia avvenuta – ancora una volta – in piena violazione dell’intesa siglata fra Pechino e Roma. Il metodo è sempre quello: si convocano assemblee costituite da sacerdoti, religiosi e laici ben selezionati per ratificare scelte calate dall’alto. E si tratta sempre di approvare l’unico nome proposto. Prendere o lasciare. Scontato dire che il voto si traduca in un plebiscito con qualche sparuto voto contrario. Una volta approvato il nominativo, lo si presenta alla Santa Sede e il Papa poi deve decidere se accettare o meno la scelta. Non proprio l’espressione massima di libertà e potestà.

 

Entrambe le nomine sono problematiche. La prima riguarda la diocesi di Shanghai, dove nel 2023 si procedette a informare Roma che era stato nominato vescovo mons. Shen Bin e costringendo di fatto il Pontefice a dare il suo assenso (che arrivò nell’estate di quell’anno), pena problemi ben maggiori. Il fatto è che a Shanghai di vescovi ausiliari ce ne sono già due, fra cui mons. Taddeo Ma Daqin, costretto a non uscire dal seminario di Sheshan dopo che nel 2012 aveva osato dimettersi dall’Associazione patriottica. Quattro anni più tardi avrebbe chiesto scusa, ma da allora nulla per lui è cambiato. Non deve più poter circolare liberamente. Sottolinea Asia News che anche l’altra nomina, quella nell’Henan, presenta problemi seri: il prescelto è uno dei firmatari della circolare con cui si proibiva ai minori di entrare in chiesa per partecipare alla messa. E’ il regalo di Pechino al prossimo Papa: che farà? Accetterà quanto stabilito dal Partito e ratificato dalle assemblee locali, o le rispedirà al mittente rischiando di assestare un duro colpo all’Accordo segreto? Di certo, la mossa non sarà piaciuta al cardinale Pietro Parolin, il segretario di stato che è il grande teorico dell’avvicinamento alla Cina ed è il tessitore dell’intesa, sulla quale pubblicamente ha espresso negli anni qualche perplessità ma che ha sempre sostenuto con convinzione. Qualche eminenza, soprattutto fra quelle che non hanno mai visto di buon occhio l’abbracio a Xi. 

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.