Papa Francesco all'udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro (LaPresse)

Il Papa: "I cristiani accolgano i migranti, non diano retta all'istintivo egoismo"

Matteo Matzuzzi
Bergoglio nell'udienza generale del mercoledì esorta "tutti i cristiani" ad accogliere chi fugge da crisi economica, conflitti armati e cambiamenti climatici. E' un impegno "che coinvolge tutti, nessuno escluso", ha aggiunto il Pontefice.

Roma. Nell'udienza generale tenuta come di consueto in piazza San Pietro, il Papa ha esortato ancora una volta ad accogliere i migranti. Francesco parte da un passo del Vangelo di Matteo, "Ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito". Nei nostri tempi, ha detto Francesco, "è quanto mai attuale l'opera che riguarda i forestieri. La crisi economica, i conflitti armati e i cambiamenti climatici spingono tante persone a emigrare". Bergoglio osserva che non c'è nulla di nuovo, dal momento che questi fenomeni "appartengono alla storia dell'umanità. E' mancanza di memoria storica pensare che esse siano proprie solo dei nostri anni".

 

"Nel corso dei secoli – ha aggiunto il Pontefice – abbiamo assistito a grandi espressioni di solidarietà, anche se non sono mancate tensioni sociali. Oggi, il contesto di crisi economica favorisce purtroppo l'emergere di atteggiamenti di chiusura e di non accoglienza. In alcune parti del mondo sorgono muri e barriere. Sembra a volte che l'opera silenziosa di molti uomini e donne che, in diversi modi, si prodigano per aiutare e assistere i profughi e i migranti sia oscurata dal rumore di altri che danno voce a un istintivo egoismo. Ma la chiusura – ha osservato ancora il Papa – non è una soluzione, anzi, finisce per favorire i traffici criminali. L'unica via di soluzione è quella della solidarietà".

 

Da qui l'appello ai cristiani, il cui impegno "in questo campo è urgente oggi come in passato". E' un impegno "che coinvolge tutti, nessuno escluso. Le diocesi, le parrocchie, gli istituti di vita consacrata, le associazioni e i movimenti, come i singoli cristiani, tutti siamo chiamati ad accogliere i fratelli e le sorelle che fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla violenza e da condizioni di vita disumane. Tutti insieme siamo una grande forza di sostegno per quanti hanno perso patria, famiglia, lavoro e dignità".

 

Francesco si è poi soffermato sul significato del "vestire chi è nudo" evangelico, spiegando che con quelle poche parole si intende restituire dignità a chi l'ha perduta. E questo lo si fa "certamente dando dei vestiti a chi ne è privo, ma pensiamo anche alle donne vittime della tratta gettate sulle strade, o agli altri, troppi modi di usare il corpo umano come merce, persino dei minori. E così pure non avere un lavoro, una casa, un salario giusto, o essere discriminati per la razza o per la fede, sono tutte forme di nudità, di fronte alle quali come cristiani siamo chiamati ad essere attenti, vigilanti e pronti ad agire".

 

Il Papa ha quindi raccontato la vicenda di un migrante incontrato per strada da una signora. Un uomo "senza scarpe che voleva arrivare alla Porta Santa". Quest'uomo, ha detto Francesco, "raccontò la sua storia di dolore, di guerra, di fame e perché era fuggito dalla sua patria per migrare qui. Quando sono arrivati, la signora apre la borsa per pagare il tassista, e questo che all'inizio non voleva che questo migrante salisse perché puzzava, ha detto alla signora 'No, sono io che devo pagare lei perché mi ha fatto sentire una storia che mi ha cambiato il cuore'. Questa signora sapeva cosa era il dolore di un migrante, perché aveva il sangue armeno e conosceva la sofferenza del suo popolo. Quando noi facciamo una cosa del genere, all'inizio ci rifiutiamo perché ci dà un po' di scomodità ('puzza'). Ma alla fine, la storia ci profuma l'anima e ci fa cambiare. Pensate a questa storia e pensiamo che cosa possiamo fare per i rifugiati".

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.