Il tema della 49ma Giornata mondiale della pace ha per tema: "Vinci l'indifferenza e conquista la pace" (LaPresse)

Per il Papa la pace può essere messa a rischio da "deforestazione e inquinamento"

Matteo Matzuzzi
Da Francesco un appello per l'abolizione della pena di morte nella Giornata della pace. "Guerre, terrorismo e persecuzioni si sono moltiplicate dolorosamente"

Roma. "Nello spirito del Giubileo della Misericordia, ciascuno è chiamato a riconoscere come l’indifferenza si manifesta nella propria vita e ad adottare un impegno concreto per contribuire a migliorare la realtà in cui vive, a partire dalla propria famiglia, dal vicinato o dall’ambiente di lavoro". E' l'auspicio messo per iscritto dal Papa nel Messaggio per la celebrazione della quarantanovesima Giornata mondiale della Pace, in calendario come di consueto il 1°gennaio. Sono molteplici i temi toccati da Francesco, che parte dalla constatazione che "le guerre e le azioni terroristiche, con le loro tragiche conseguenze, i sequestri di persona, le persecuzioni per motivi etnici o religiosi, le prevaricazioni, hanno segnato dall’inizio alla fine lo scorso anno moltiplicandosi dolorosamente in molte regioni del mondo, tanto da assumere le fattezze di quella che si potrebbe chiamare una terza guerra mondiale a pezzi". L'invito è "a superare il male e a non abbandonarsi alla rassegnazione e all'indifferenza", auspicando altresì che ci si astenga "dal trascinare gli altri popoli in conflitti o guerre che ne distruggono non solo le ricchezze materiali, culturali e sociali, ma anche l'integrità morale e spirituale".

 

"Salvaguardare il benessere della Terra"

 

Eppure, gli esempi di come si possa "operare nella solidarietà" non mancano: "Tra questi – scrive Bergoglio – vorrei ricordare lo sforzo fatto per favorire l'incontro dei leader mondiali, nell'ambito della Cop21, al fine di cercare nuove vie per affrontare i cambiamenti climatici e salvaguardare il benessere della Terra, la nostra casa comune". Al problema ambientale (e climatico), il Pontefice dedica ampio spazio nel Messaggio. Ricorda infatti che se la "prima forma di indifferenza nella società umana è quella verso Dio", da essa "scaturisce anche l'indifferenza verso il prossimo e verso il creato". E' questo, aggiunge, "uno dei gravi effetti di un umanesimo falso e del materialismo pratico, combinati con un pensiero relativistico e nichilistico. L'uomo pensa di essere l'autore di se stesso, della propria vita e della società; egli si sente autosufficiente e mira non solo a sostituirsi a Dio, ma a farne completamente a meno". Di conseguenza, sottolinea il Papa citando Caritas in veritate di Benedetto XVI, "pensa di non dovere niente a nessuno, eccetto che a se stesso, e pretende di avere solo diritti". Vivendo in una casa comune, osserva ancora, "non possiamo non interrogarci sul suo stato di salute come ho cercato di fare nella Laudato si’. L’inquinamento delle acque e dell’aria, lo sfruttamento indiscriminato delle foreste, la distruzione dell’ambiente, sono sovente frutto dell’indifferenza dell’uomo verso gli altri, perché tutto è in relazione. Come anche il comportamento dell’uomo con gli animali influisce sulle sue relazioni con gli altri, per non parlare di chi si permette di fare altrove quello che non osa fare in casa propria". Ecco perché, "l'indifferenza provoca soprattutto chiusura e disimpegno, e così finisce per contribuire all’assenza di pace con Dio, con il prossimo e con il creato".

 

"No a politiche economiche deplorevoli"

 

Ma l'indifferenza può intaccare anche il livello istituzionale, e quando ciò accade – specie se unita "all'indifferenza nei confronti dell'altro, della sua dignità, dei suoi diritti fondamentali e della sua libertà,  a una cultura improntata al profitto e all’edonismo" – favorisce, scrive il Papa, "e talvolta giustifica azioni e politiche che finiscono per costituire minacce alla pace. Tale atteggiamento di indifferenza può anche giungere a giustificare alcune politiche economiche deplorevoli, foriere di ingiustizie, divisioni e violenze, in vista del conseguimento del proprio benessere o di quello della nazione. Non di rado, infatti, i progetti economici e politici degli uomini hanno come fine la conquista o il mantenimento del potere e delle ricchezze, anche a costo di calpestare i diritti e le esigenze fondamentali degli altri". Francesco parla di casi concreti, come quando, ad esempio, "le popolazioni vedono negati i propri diritti elementari, quali il cibo, l’acqua, l’assistenza sanitaria o il lavoro, esse sono tentate di procurarseli con la forza".

 

"Deforestazine, inquinamento e catastrofi naturali creano nuove povertà"

 

Da questo derivano molteplici effetti. Uno su tutti: "L'indifferenza nei confronti dell'ambiente naturale, favorendo la deforestazione, l'inquinamento e le catastrofi naturali che sradicano intere comunità dal loro ambiente di vita, costringendole alla precarietà e all'insicurezza, crea nuove povertà, nuove situazioni di ingiustizia dalle conseguenze spesso nefaste in termini di sicurezza e di pace sociale". La ricetta fornita è quella che porta alla promozione "di una cultura di solidarietà e misericordia", antidoto all'indifferenza. "Ciò richiede la conversione del cuore: che cioè la grazia di Dio trasformi il nostro cuore di pietra in un cuore di carne, capace di aprirsi agli altri con autentica solidarietà". E' questo il proposito essenziale per l'Anno Santo della misericordia, che si apre al termine di un 2015 segnato dal 50° anniversario "della pubblicazione di due documenti del Concilio Vaticano Ii che esprimono in maniera molto eloquente il senso di solidarietà della chiesa con il mondo". Nostra aetate e Gaudium et spes sono "espressioni emblematiche della nuova relazione di dialogo, solidarietà e accompagnamento che la Chiesa intendeva introdurre all'interno dell'umanità".

 

"Migliorare le condizioni di vita nelle carceri, sì all'amnistia"

 

Tra le azioni improntate alla misericordia che è possibile mettere in pratica, il Pontefice ne suggerisce alcune: "Appare urgente adottare misure concrete per migliorare le condizioni di vita nelle carceri, accordando un'attenzione speciale a coloro che sono privati della libertà in attesa di giudizio, avendo a mente la finalità rieducativa della sanzione penale e valutando la possibilità di inserire nelle legislazioni nazionali pene alternative alla detenzione carceraria". In questo contesto, aggiunge il vescovo di Roma, "desidero rinnovare l'appello alle autorità stalli per l'abolizione della pena di morte, là dove essa è ancora in vigore, e a considerare la possibilità di un'amnistia". Parole anche per i migranti: "Vorrei rivolgere un invito a ripensare le legislazioni sulle migrazioni, affinché siano animate dalla volontà di accoglienza, nel rispetto dei reciproci doveri e responsabilità, e possano facilitare l'integrazione dei migranti". In questo contesto – è l'aggiunta – "un'attenzione speciale dovrebbe essere prestata alle condizioni di soggiorno dei migranti, ricordando che la clandestinità rischia di trascinarli verso la criminalità".

 

"Non ledere il diritto fondamentale  dei nascituri alla vita"

 

[**Video_box_2**]Infine, l'invito (ribadito) "alla cancellazione o alla gestione sostenibile del debito internazionale degli stati più poveri; all'adozione di politiche di cooperazione che, anziché piegarsi alla dittatura di alcune ideologie, siano rispettose dei valori delle popolazioni locali e che, in ogni caso, non siano lesive del diritto fondamentale ed inalienabile dei nascituri alla vita".

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.