Il Papa al tavolo della presidenza nell'Aula nuova del Sinodo (LaPresse)

Il Papa parla al Sinodo e riapre le porte chiuse da Erdo: “No alla rigidità”

Matteo Matzuzzi
Dopo che il cardinale aveva serrato più d’una porta aperta dalla corrente dei novatori su divorziati risposati e unioni tra persone dello stesso sesso, l'intervento di Francesco che lo contraddice.

Roma. Il giorno dopo la relazione generale del cardinale Péter Erdo, che a sorpresa aveva serrato più d’una porta aperta dalla corrente dei novatori su divorziati risposati e unioni tra persone dello stesso sesso, a rimettere la barra al centro c’ha pensato il Papa in persona. In mattinata, Francesco ha infatti brevemente preso la parola in Aula per “mettere in rilievo” alcune questioni, stando al resoconto di padre Federico Lombardi. Innanzitutto, il Pontefice ha chiarito che “il Sinodo è da vivere in continuità con quello straordinario dell’anno scorso”, quindi ha precisato che “i documenti da ritenere ufficiali sono i due suoi discorsi, all’inizio e alla fine, e la Relatio Synodi, studiata dal Consiglio del Sinodo che si celebra ora”. Nessuna parola sul testo di Erdo, ridotto – per dirla con il vescovo canadese Paul André Durocher – a “un pezzo” del percorso sinodale e nulla di più. Il vaticanista del Figaro, Jean-Marie Guenois, ha chiesto durante il briefing per quale motivo il Papa, “che di solito interviene in apertura e poi tace” abbia preso la parola. Il dubbio era se Francesco avesse in qualche modo sconfessato pubblicamente la relazione letta in assemblea dall’arcivescovo di Budapest. Padre Lombardi ha risposto che il Papa “si è sentito in dovere di intervenire per dire che il nuovo procedimento sinodale è stato da lui seguito, visto e approvato”, riconoscendo così che diversi tra i padri hanno espresso perplessità sul calendario dei lavori stilato dalla segreteria generale guidata dal cardinale Lorenzo Baldisseri nonché sulla composizione della commissione incaricata di stendere la Relatio finalis, giudicata da qualche presule troppo sbilanciata verso le tesi riformiste. Lo stesso mons. Durocher ha ammesso che c’è un po’ di “difficoltà” con il nuovo modus operandi.

 

Che la relazione di Erdo abbia fatto discutere – e non poco – lo ha confermato anche mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali e presente alla conferenza stampa. A precisa domanda sulle “chiusure” enunciate dal cardinale ungherese, Celli ha affermato che “la discussione sui divorziati risposati è totalmente aperta, come dimostra l’intervento di oggi del Papa”. D’altronde, ha aggiunto il presule, “se il discorso fosse terminato con la relatio di lunedì, che ci staremmo a fare qui?”. E che la questione sia lungi dall’essere archiviata lo dimostrano anche gli interventi che numerosi padri hanno pronunciato nell’ora libera loro riservata, sempre a conclusione di giornata. Tra questi, si segnala quello del rampante Reinhard Marx, capo della conferenza episcopale di Germania che un anno fa comunicava a mezzo stampa di essere pronto a calare sull’Urbe con una serie di tesi elaborate dalla chiesa tedesca da proporre ai reverendi padri riuniti nell’Aula nuova. L’arcivescovo di Monaco e Frisinga ha osservato come l’intervento di Erdo tendesse a riportare la discussione a due anni fa. A ogni modo, Francesco ha ammonito sul rischio di ridurre tutta l’assise al solo problema dei divorziati risposati – problema sul quale, ha detto mons. Durocher, “ci sono opinioni differenti” – sottolineando che “la dottrina cattolica sul matrimonio non è mai stata messa in discussione dal Sinodo precedente”. A oggi sono intervenuti 72 padri, i cui interventi hanno ruotato per lo più sul linguaggio appropriato che la chiesa deve usare “per descrivere le situazioni ed evitare l’impressione di un giudizio negativo nei confronti di situazioni e persone”.

 

[**Video_box_2**]Altri hanno puntato sulla “crescita della coppia e della famiglia”, anche di quella che vive momenti o situazioni di difficoltà. E poi l’importanza degli anziani, le problematiche connesse alle migrazioni, la violenza all’interno dei nuclei familiari e in particolare sulle donne. Dall’Africa è stato posto sul tavolo della discussione il tema della poligamia e del cosiddetto matrimonio a tappe. Di aborto se n’è parlato, anche se non c’è stata “una discussione specifica”, ha aggiunto mons. Durocher. Qualche padre – stando ai briefing in cui non viene menzionato il nome del reverendo proponente – ha proposto l’istituzione di “un rito comune per la riconciliazione, magari durante l’imminente Anno Santo della misericordia”. Altri hanno insistito sulla devoluzione alle conferenze episcopali “nazionali o regionali” dei poteri riguardo la prassi pastorale da seguire nei confronti dei divorziati risposati. Una chiave per discutere all’insegna della parresia l’ha fornita il Pontefice, stando a quanto twittato dal padre sinodale Antonio Spadaro S.I., direttore della Civiltà Cattolica: “Papa Francesco ha chiesto di non cedere alla ‘ermeneutica cospirativa’ che è sociologicamente debole e spiritualmente non aiuta”. In mattinata, nell’omelia pronunciata a Santa Marta, il vescovo di Roma – commentando le letture del giorno – aveva biasimato il comportamento dei “ministri di rigidità”, fautori di un atteggiamento opposto alla misericordia: “La testardaggine sfida la missione, sfida la misericordia”.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.