Oggi il Papa partirà per il Paraguay, ultima tappa del viaggio in America latina (foto LaPresse)

Speculazione finanziaria nunca más, dice il Papa da Evo Morales

Matteo Matzuzzi
Il Cristo crocifisso su un martello e comodamente poggiato su una falce non s’era ancora visto, ma la fantasia del presidente dello Stato plurinazionale di Bolivia, Evo Morales è capace di raggiungere vette inesplorate.

Roma. Il Cristo crocifisso su un martello  e comodamente poggiato su una falce non s’era ancora visto in tre dimensioni, ma la fantasia del presidente dello Stato plurinazionale di Bolivia, Evo Morales – che delle conquiste del capitalismo, a quanto pare, apprezza solo le attrezzature del centro sportivo di Milanello, da lui visitato in qualità di entusiasta tifoso del Milan – è capace di raggiungere vette inesplorate. Regalo in duplice versione, quello ispirato al disegno del padre gesuita Luis Espinal (assassinato nel 1980), perché oltre al crocifisso che ha lasciato il Papa a dir poco perplesso, il capo dello stato aveva agghindato il cappotto di Francesco con una riproduzione mignon dello stesso simbolo cristiano. In precedenza, con un grande coup de théâtre, aveva aspettato che il Papa scendesse dalla scaletta dell’aereo per mettergli al collo la chuspa, una sorta di astuccio dove riporre le foglie di coca utili a combattere l’altitudine. Il masticamento delle stesse, promesso e garantito dal ministro della Cultura locale qualche settimana fa – e per giorni atteso da più parti come il momento clou della spedizione latinoamericana (è intervenuto perfino padre Federico Lombardi a spiegare che il Pontefice è libero di far quel che vuole e di mangiare e bere quel che più gli aggrada), nel momento in cui andiamo in stampa non è ancora avvenuto. Del resto, ricordano diversi osservatori avvezzi ai viaggi papali, Giovanni Paolo II nel 1988 sorseggiò una tisana a base della pianta caratteristica del luogo, e nessuno fece tanto baccano.

 

Coca e crocifissi a parte, il primo discorso di Francesco a La Paz ha confermato quanto “politica” fosse la tappa boliviana.  Al centro, più forte che mai, il richiamo ai temi dell’enciclica Laudato si’: “L’ambiente naturale e sociale, politico ed economico – ha detto – sono strettamente correlati. Questo ci spinge a porre le basi di una ecologia integrale, che chiaramente comprenda tutte le dimensioni umane per risolvere gravi problemi socio-ambientali dei nostri giorni – altrimenti i ghiacciai continueranno a ritirarsi da queste montagne – e la logica della ricezione, la coscienza del mondo che vogliamo lasciare a chi verrà dopo di noi, il suo orientamento generale, il suo significato, e i suoi valori anch’essi si ritireranno come questi ghiacci”. Ed ecco l’affondo: “Se la politica è dominata dalla speculazione finanziaria o l’economia si regge solo sul paradigma tecnocratico e utilitaristico della massima produzione, non si potranno neppure comprendere, né tantomeno risolvere i grandi problemi che affliggono l’umanità”. Francesco ha osservato che “confondiamo, senza accorgercene, il bene comune con il benessere, specialmente quando siamo noi che ne godiamo. Il benessere – ha detto – che fa riferimento solamente all’abbondanza materiale tende a essere egoista, a difendere gli interessi di parte, a non pensare agli altri, e a cedere al richiamo del consumismo. Così inteso, il benessere, invece di aiutare, è portatore di possibili conflitti e di disgregazione sociale; affermatosi come prospettiva dominante, genera il male della corruzione, che scoraggia e fa tanto danno”. Il bene comune, viceversa, “è superiore alla somma dei singoli interessi”.

 

[**Video_box_2**]Giovedì, nel pomeriggio italiano, nell’omelia della messa per l’inaugurazione del V Congresso eucaristico nazionale, Bergoglio – accolto da una folla enorme che lo acclamava festante e commossa come il Papa “de los pobres” – ha sottolineato che “in un cuore disperato è molto facile che prenda spazio la logica che pretende di imporsi nel mondo di oggi. Una logica che cerca di trasformare tutto in oggetto di scambio, di consumo, tutto negoziabile. Una logica che pretende di lasciare spazio a pochi, scartando tutti quelli che non producono, che non sono considerati idonei e degni perché apparentemente i conti non tornano”. Nel tardo pomeriggio boliviano, la partecipazione al secondo Incontro mondiale dei movimenti popolari. Oggi – dopo la visita al centro di rieducazione di Palmasola – si parte per il Paraguay.

 

Articolo aggiornato alle ore 23.30

 

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.