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Tanti dubbi sull'apertura della Civiltà Cattolica alla legge sul fine vita

Ferdinando Cancelli

Non convince l’obiettivo di evitare “un danno più grave”, quello di un voto referendario rispetto al quale un’opinione pubblica fortemente condizionata potrebbe esprimersi con conseguenze gravissime

"La domanda che si pone è, in estrema sintesi, se di questa proposta di legge occorra dare una valutazione complessivamente negativa, con il rischio di favorire la liberalizzazione referendaria dell’omicidio del consenziente, oppure si possa cercare di renderla meno problematica modificandone i termini più dannosi”. Lo scrive sul numero 4118 della Civiltà Cattolica, riferendosi alla proposta di legge “Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita, Carlo Casalone. Nell’articolo sono ripercorse le principali tappe legislative italiane in tema di fine vita sottolineando come sia l’ottima legge 38/2010 sulle cure palliative sia la successiva legge 219/2017, decisamente più critica in molti passaggi, restino ampiamente poco conosciute e applicate.

 

La posizione di Casalone, di fronte alla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale riguardante l’articolo 580 del Codice penale sull’istigazione e l’aiuto al suicidio in seguito alla morte di Fabiano Antoniani aiutato da Marco Cappato e, ancor più, di fronte all’ipotesi di referendum sull’omicidio del consenziente promosso dall’Associazione Luca Coscioni, è quella dell’“argine” di fronte a un “eventuale danno più grave”. In altre parole l’autore teme che “l’omissione di un intervento”, in questo caso il sostegno alla proposta di legge “disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita” con relativi tentativi di miglioramento in Aula, rischi “fortemente di facilitare un esito più negativo”, quello dell’avverarsi di un voto referendario rispetto al quale un’opinione pubblica fortemente condizionata potrebbe esprimersi con conseguenze gravissime.

   

I pericoli di questa posizione, che si spinge fino a proporre alcuni emendamenti al testo (“suicidio assistito” al posto di “morte medicalmente assistita”, la specifica che la sospensione dei mezzi di sostegno vitale dovrebbe condurre al decesso “in modo diretto e in tempi brevi”), sono evidenti.

 

In primo luogo è chiaro che, anche senza certezza che il referendum venga approvato, un effetto l’avrebbe già raggiunto: per paura del potenziale male assoluto si finisce per cadere in un danno certo, quello dell’approvazione di una legge che per la prima volta nel nostro paese apre le porte alla morte su richiesta sconvolgendo l’intero impianto della medicina. Guardando allo “spessore” del dibattito parlamentare finora svoltosi e alle competenze mostrate da chi ha tentato di mettere insieme un testo maldestro, scarno e ideologico stupisce che si possa pensare di poter portare migliorie a qualcosa che è, nella sua essenza, radicalmente lontano da quell’ottica personalista che, ancorché non solo cattolica, sta alla base delle cure palliative e della medicina tutta intera.

  

La posizione di Casalone rischia, ancora una volta, di essere fortemente sfruttata dai promotori non solo della legge ma anche del referendum tanto temuto: come già visto in molte occasioni si griderà alla tonaca che sdogana le posizioni dei radicali, con un esito scontato e disastroso, del tutto contrario a quello atteso dall’autore. È impossibile pensare di difendersi dalla “latitanza del legislatore” o temere un “ulteriore colpo alla credibilità delle istituzioni” senza considerare che una simile posizione possa invece aggravare una ferita già aperta nel cuore di un’istituzione, la Chiesa cattolica, che dovrebbe apertamente condannare qualsiasi pratica di morte assistita, in qualsiasi modo la si voglia chiamare.

   

E questo si dovrebbe farlo, sia concesso a un povero medico cattolico di dirlo, senza temere i risultati terreni di questa battaglia apparentemente persa. Un giorno, a chi con coraggio e discernimento vorrà guardare indietro, si presenterà un fatto incontrovertibile: qualcuno era stato capace di andare con coraggio controcorrente, qualcuno non aveva tentennato.

  
Ferdinando Cancelli è medico palliativista