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bandiera bianca

Il brano muto di Paul McCartney contro la musica prodotta dall'intelligenza artificiale

Antonio Gurrado

Con questo esperimento il cantante inglese ha ricordato l’incontrovertibile marchio di John Lennon: dai nastri al contrario di "Tomorrow never knows" alla cantilena compulsiva di "What's the new Mary Jane"

Parrebbe proprio che, circa cinquant’anni dopo, Paul McCartney ce l’abbia fatta a diventare John Lennon. Si è infatti rifatto vivo incidendo, per un disco di protesta contro la musica prodotta tramite intelligenza artificiale, una bonus track in cui si sente del fruscio e qualche clangore. Non si tratta tuttavia di una registrazione casuale, tipo vocale di Whatsapp partito per sbaglio mentre il telefono è in tasca, bensì di una vera e propria canzone – una messa in scena del silenzio, alla John Cage o alla Samuel Beckett – che vive dell’assenza di una canzone stessa. Ricorda insomma quegli esperimenti che, ai tempi dei Beatles, recavano l’incontrovertibile marchio di John Lennon: i nastri al contrario di “Tomorrow never knows”, il surrealismo allucinato di “I am the walrus”, la cantilena compulsiva di “What’s the new Mary Jane”, l’affastellamento di suoni di “Revolution 9”… La contaminazione potrebbe sorprendere se non si considera come, di là dal sovrumano talento musicale, il successo dei Beatles sia derivato dal fatto che dentro ciascuno di noi alberghi un’anima-Lennon e un’anima-McCartney: quest’ultima è la nostra parte affabile, positiva, cristallina, benevola; l’altra è invece la parte scontrosa, negativa, torbida, urticante. Incidendo quei due minuti e quarantacinque di sperimentazione provocatoria, in barba alla propria identità di sorridente tradizionalista, McCartney ha rivelato che l’anima-Lennon ce l’ha anche lui, e che quindi del suo antico sodale rimpiange anche quel pezzettino di anima-McCartney che se n’è volato in cielo quasi mezzo secolo fa.