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Bandiera Bianca

A Palermo Ezechiele blocca il traffico

Antonio Gurrado

Strade chiuse attorno allo Steri per un convegno sull'ebraismo e controlli della Digos ai relatori. Ora anche la purità rituale nel giudaismo del Secondo Tempio è diventata questione d’ordine pubblico

Chissà se i futuri studiosi di giudaismo dovranno analizzare documenti come l’ordinanza del Comune di Palermo che, dal 7 al 10 settembre ultimi scorsi, ha modificato la viabilità disponendo divieti di sosta con rimozione forzata su ambo i lati delle vie adiacenti Palazzo Chiaramonte Steri, l’aula magna della Facoltà teologica e l’Officina di studi medievali, dove si teneva il convegno “L’ebraismo: coesistenza di lingue e culture mediterranee e europee”. I relatori, ai quali pare sia stato chiesto di comunicare i propri dati alla Digos, avrebbero infatti affrontato spinosi temi di attualità geopolitica, quali la purità rituale nel giudaismo del Secondo Tempio, l’esegesi del profeta Ezechiele nel pensiero escatologico di Gregorio Magno, le traduzioni bibliche nell’Italia dei secoli quindicesimo e sedicesimo, il prologo di Averroè al terzo libro della Fisica, la farmacologia di Shabbetay Donnolo (913-982), la ricezione degli scritti di Abramo Abulafia nel Rinascimento, gli studi medici quattrocenteschi di Mosè de Bonavoglia, nonché un argomento caldo come i percorsi di ascesa sociale nella comunità ebraica di Mantova nel Settecento.

Considerato che i partecipanti al convegno erano circa in quaranta, la chiusura alla sosta fino a cessate esigenze di piazza Marina, nel tratto compreso fra via Vittorio Emanuele e palazzo Chiaramonte Steri, e di via del IV Aprile, nel tratto compreso fra Palazzo Chiaramonte Steri e via Alloro, oltre che della salita dell’Intendenza e di via del Parlamento, è stata o uno spropositato gesto di rispetto verso le esigenze logistiche dei convegnisti oppure un segno di profonda sfiducia nei confronti della loro abilità di parcheggiare a S.

Non voglio pensare si sia trattato di una misura di sicurezza dovuta alla pericolosità, forse addirittura alla provocazione di tenere un convegno di giudaistica; non voglio credere sia ormai diventato rischioso anche solo studiare gli ebrei, né dedurre che il profeta Ezechiele, Averroè, Shabbetay Donnolo, Abramo Abulafia, Mosè de Bonavoglia e soprattutto gli appartenenti alla comunità ebraica di Mantova nel Settecento vadano considerati bersagli sensibili da parte dei pro-Pal, per la loro oggettiva correità in genocidio.  

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