
Bandiera Bianca
"Skibidi" e il linguaggio che sbuca dalle fogne
Il Cambridge Dictionary prende atto della tendenza della nostra epoca: la lingua come strumento di creazione di significati e definizione della realtà non esiste più. Adesso va a finire proprio lì da dove è emerso il primo "skibidi"
Ha trovato spazio nella nuova edizione del Cambridge Dictionary, e ne ha parlato Ester Viola sul Foglio di oggi, la parola “skibidi”, ormai svincolata dall’originario grammelot con cui alcuni cantanti riempivano le pause strumentali e resa immortale – come si può essere immortali su internet – dai video di un content creator georgiano, ripeto un content creator georgiano, che fa sortire volti inquietanti e buffi da vasi da toilette, ripeto fa sbucare pupazzetti da cessi scoperchiati. Ecco. Gente che sta sui social mentre io lavoro mi assicura che il termine è adesso diventato virale, ossia non c’è pericolo di passare una giornata senza guardare almeno un video in cui qualcuno, persona reale o inventata dall’AI, non utilizzi la parola “skibidi” (non necessariamente emergendo dai meandri delle fogne) prima di darsi a qualche azione assurda; così che il termine “skibidi” viene ora utilizzato in modo del tutto privo di contesto anche nella vita reale – sempre ammesso che ne esista ancora una – e l’autorevole Cambridge Dictionary spiega che “può avere significati diversi, come buono o cattivo, e può venire utilizzata senza alcun significato”.
Non so se alcuni di voi sono vecchi abbastanza da rimembrare i lontani tempi in cui le parole svolgevano primariamente due funzioni: a) veicolare un significato; b) distinguere la realtà per sommi capi, così da poter sapere se una cosa fosse buona o cattiva, se un gatto fosse vivo o morto, se un film fosse bello o brutto. Invece, con questa definizione, il Cambridge Dictionary prende atto della tendenza che caratterizza la nostra epoca: la brama di buttare il linguaggio proprio lì donde è sbucato il primo “skibidi”.


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Che fine ha fatto la prima classe?
