
Foto Ansa
Bandiera Bianca
Il modello Pavia: ovvero alzare gli affitti come Milano senza essere Milano
Ora che la città meneghina è sotto accusa per come è amministrata, come è costruita e forse anche come è abitata, si cercano alternative da studiare. L'Italia ne è piena
Adesso che a quanto pare è un reato amministrare Milano, costruire a Milano e, probabilmente, anche abitare a Milano, si va alla ricerca di modelli cittadini alternativi. Un’approfondita e accuratissima inchiesta del Post rivela, fra le altre cose, che negli ultimi anni gli affitti di Milano sono aumentati del 40 per cento; curiosamente, però, un articolo di Davide Maniaci uscito ieri sul Corriere segnala anche a Pavia un incremento della stessa percentuale. Per quel che conta posso confermarvi che tempo fa, avendo dovuto riparare lì in fretta per un rovescio, avevo preso in affitto un bilocale invero vetusto e orrendo alla ragionevole cifra di 600 euro al mese; quando me ne sono sbarazzato, due anni dopo, il canone è salito a 750, senza che alcuna miglioria fosse stata apportata né allo stabile né alla cittadina, anzi. Dicono che Pavia sia una via di fuga da Milano, poiché non è travolta dalla stessa frenesia (tradotto: è più difficile trovare lavoro e ci si diverte di meno) e dista soli ventotto chilometri di auto (pur non avendo un’uscita autostradale) o diciotto minuti di treno (cinquanta e rotti, se si prende quello lento). Capisco che tutti siano concentrati sul modello Milano, però studierei con attenzione anche il modello Pavia: un luogo che si fa vanto del non essere costoso come Milano, non offrendo nessuna delle opportunità di Milano, e di conseguenza aumenta i prezzi delle case esattamente come Milano. In fondo, in Italia, ci sono una sola Milano e tantissime Pavie.

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