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Bandiera Bianca

Le nuove modalità del test di medicina dovrebbero essere introdotte in tutte le facoltà

Antonio Gurrado

Non ha senso derubricare la nuova prova a "quizzone". È un esame e fa quello che un esame dovrebbe fare: capire se uno studente è valido e, in caso contrario, accompagnarlo altrove per il suo bene e quello altrui

No, non è un quizzone. L’esame che sembra dovrà selezionare gli iscritti alle facoltà di medicina più o meno a metà del loro anno da matricola è stato da più parti paragonato al tradizionale e vituperato test d’ingresso, facendo leva su forma e contenuto che, a prima vista (ma siamo fermi alle ipotesi), sembrano paragonabili. Si tratta però di un caso di somiglianza ingannevole; a determinare il senso di qualsiasi cosa, perfino di un esame di medicina, è sempre e soltanto il contesto. In questo caso è radicalmente mutato: dapprima infatti si trattava di usare un setaccio per scoprire a priori se i candidati fossero in grado di intraprendere gli studi in medicina, vagliandoli quindi in base a una sorta di scommessa non sempre assennata; ora invece si tratta di verificare se quegli stessi candidati, dopo qualche mese di corsi, ne abbiano tratto effettivo profitto e si stiano dimostrando davvero in grado di perseguire ciò che l’ambizione o una presunta vocazione ha dettato loro. Perciò non ha senso derubricare la nuova prova a quizzone, col peggiorativo che implica una spettacolare aleatorietà selettiva; è un esame, né più né meno, e fa ciò che gli esami dovrebbero fare, ossia capire se uno studente sia valido e, in caso contrario, accompagnarlo altrove per il suo bene e quello altrui. Altro che medicina: questa straordinaria idea di far svolgere degli esami per bocciare dei candidati andrebbe introdotta in tutte le facoltà.

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