Ansa 

Bandiera Bianca

Cari cardinali, vi invidio. Fossi in voi non uscirei più dalla Cappella Sistina

Antonio Gurrado

Nel chiuso della sala più segreta del Vaticano, i porporati smettono di essere bersaglio di sguardi, pettegolezzi e notifiche. Per un attimo, vivono ciò che agli altri è ormai negato: la libertà dall’occhio altrui

Signori cardinali, vi invidio. Nessuno è mai sotto lo scrutinio pubblico quanto voi durante i novendiali, su nessuno si manifesta mai la stessa attenzione morbosa a dettagli trascurabili quanto su di voi prima di un conclave, nessuno è mai vittima di pettegolezzi e calunnie al pari di voi quando va eletto un Papa, nessuno è mai trascinato in giochini da telefono (divertenti quantunque) come voi dal malaugurato giorno in cui avete smesso di essere beatamente sconosciuti.

Accade a voi tutti, ingrandito infinite volte, ciò che a ciascuno di noi succede quotidianamente in piccolo: e siamo di continuo sotto l’occhio giudicante degli altri, e dobbiamo stare attenti a ogni piccola cosa perché chissà poi che diranno di noi, e sentiamo circolare sul nostro conto voci di dubbia origine, e abbiamo trasformato l’intera nostra vita in giochino da telefono (nemmeno divertente, il più delle volte). Signori cardinali, oggi pomeriggio entrerete nella Cappella Sistina dopo avere abbandonato smartphone e tablet, senza venire più raggiunti da nessuna eco sul vostro conto, liberi di agire senza che ogni minuto della vostra vita venga sovrainterpretato, con l’occhio del mondo costretto a fermarsi sbattendo contro una porta chiusa. Posso darvi un consiglio? Io non uscirei più.

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