Bandiera bianca
Il vortice interminabile delle autodichiarazioni
Paradossi della burocrazia: qualificarsi con la propria data di nascita allo scopo di certificare di essere nato il tal giorno nel tal posto senza poterne avere memoria
Anch’io stento a crederlo, ma sono statale. Di tanto in tanto perciò mi ritrovo a dover compilare moduli – spesso cartacei – per ricostruzioni di carriera, domande di permessi, certificazioni sparse. Uno di quelli che mi son ritrovato a compilare qualche giorno fa era un modulo per cui io sottoscritto Antonio Gurrado, nato il tal giorno nel tal posto, dichiaravo sotto responsabilità penale di essere nato il tal giorno nel tal posto. Spero non mi arrestino perché, a pensarci bene, io, quando sono nato il tal giorno nel tal posto, ero appena arrivato e un po’ confuso, quindi non ricordo bene né il giorno né il posto, per ricostruire i quali mi sono pigramente affidato a moduli compilati da altre persone delle quali non garantisco: ero molto piccolo e tendevo a fidarmi di chiunque.
Tanto più mi affascina il vortice interminabile su cui il modulo si affaccia. È vero che siamo il paese che ha dato i natali a Giuseppe Conte, deus ex machina della “autodichiarazione” ai tempi del Covid; fatto sta che autodichiarandomi nato il tal giorno nel tal posto, allo scopo di certificare di essere nato il tal giorno nel tal posto, presupponevo di essere proprio me stesso, ovvero qualcuno di nato il tal giorno nel tal posto, e non magari un omonimo o un impostore. E così via all’infinito. Per un attimo, lo ammetto, avevo ponderato l’ipotesi di lasciare in bianco la parte ridondante, in cui dichiaravo di essere nato il tal giorno nel tal posto, essendo scritto un rigo sopra che a dichiararlo ero io, nato il tal giorno nel tal posto; mi è tuttavia balenato il dubbio che qualcuno potesse dedurne che avessi compilato il modulo senza previamente essere nato, e a quel punto sarebbe stato difficilissimo presentare ricorso.