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Bandiera Bianca

La prostituzione del caramello salato

Antonio Gurrado

Un tempo si trovava solo in Provenza, poi anche nelle gelaterie e nei supermercati. Ora è addirittura l'ingrediente principale delle torte industriali. Ma così perde tutto il suo fascino

Caramello salato, ti ricordi? Ti ho conosciuto per caso in Provenza, credo in una disciplinata schiera di barattoli nel negozietto di qualche monastero, ormai non so quanti anni fa. Hai saputo vincere il mio scetticismo col sapore deciso dell’assaggio, e sei tornato in Italia con me nella modica quantità consentita dal bagaglio. A scorta finita, ormai rassegnato, ti ho ritrovato a sorpresa in una gelateria indipendente e snob di Milano, dove ho preso a recarmi regolarmente in pellegrinaggio al solo scopo di ritrovare quel sapore provenzale; un bel giorno non è stato più necessario, poiché ti ho visto occhieggiare dalla vaschetta del gelataio vicino a casa, ciò che ha reso più rapida e comoda la partecipazione al tuo piacere.

Ma la Provenza non è vicina, la Provenza non è comoda, e dovermi limitare a quattro passi per raggiungerti mi ha indotto a diradare gli acquisti col passare degli anni. Per non parlare di quando, di tanto in tanto, come una vecchia amante ti incrociavo al supermercato ma fingevo di non vederti, per non guastare il ricordo. Finché, ieri, non ti ho visto esaltato sul fianco di un camion che trasportava bidoni di torte industriali preconfezionate, di cui costituivi l’ingrediente caratteristico; che dico esaltato, volgarizzato e prostituito. Caramello salato, non credo di volerti mangiare ancora, adesso che ti mangiano tutti.