Bandiera bianca

Il telefono fisso riconquista i giovani. Qualche consiglio per vivere tutti più felici

Antonio Gurrado

Il Guardian scrive che l'ultima moda della gen-z è sconnettersi dagli smartphone in favore della comunicazione su filo. Sarebbe utile se tutta la messaggistica di oggi venisse rimpiazzata dalla comunicazione orale: si capirebbe perché non è mai il caso di telefonare a nessuno

Scrive il Guardian che l’ultimo grido, fra i ventenni, è il telefono fisso. Ne vogliono uno appeso al muro della propria cameretta – non so se con la rotella, non so se in bachelite nera – e da lì si chiamano sospirando e fremendo come nell’antica pubblicità del “ma-quanto-mi-ami”, anzi, come Proust quando telefonava alla nonna da Doncières. Sempre il Guardian scrive che il ritorno in auge del telefono fisso sta proprio nella sua superfluità: per generazioni nate con lo smartphone in mano e il mondo a disposizione, è un dolce diversivo risalire a una comunicazione démodé che corre sul filo. Sarà, ma riterrei più utile se il ricorso al telefono fosse reso obbligatorio, nel senso che venisse imposta la sostituzione di tutta la messaggistica con la comunicazione orale. Immaginate quelli che vi chiamano alle sette del mattino per dire “buongiornissimo” e riattaccare. Immaginate quelli che, anziché mandarvi un vocale di otto minuti, vi telefonano per tenere analogo monologo senza prendere fiato. Oppure quelli che vi sussurrano nella cornetta frasi ambigue, ammiccanti, magari espressamente lubriche. E ancora quelli che si profondono nella dettagliata ecfrasi del selfie sofisticato, dell’immaginetta devozionale, della gif che più non possono mandarvi. Fino a quelli che squarciano la notte con gli squilli da ubriachi. Ecco, se fosse così, non solo capiremmo perché non è mai il caso di telefonare a nessuno; concluderemmo parimenti che non vale la pena di scrivergli. Vivremmo più felici

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