Bandiera Bianca
Riflettere sull'autocensura delle locandine al Festival Fringe di Edimburgo
Un tempo il progressismo più radicale si manifestava attraverso la libera espressione del provocatorio e dello sconcio, oggi si appare tanto più progressisti quanto più ci si preoccupa che qualcuno possa sentirsi offeso. L'esempio del festival teatrale in Scozia
Va bene che c’è la performer che tiene tutto un monologo dietro a una fisarmonica, sfilandola poi per rivelare di essere vestita esclusivamente di una bistecca (reale) sulla patata (metaforica), onde coinvolgere il pubblico in una campagna di sensibilizzazione sulla consapevolezza nei confronti delle labbra vaginali; però tutti i commentatori, quest’estate, stanno notando come la caratteristica del Festival Fringe di Edimburgo sia l’autocensura sulle locandine. Pare infatti che sui manifesti esposti in strada, nella città del festival teatrale più estremo della terra, sia tutto un fiorire di pecette e di pixel, tutta una pudibonda ondata di ineffabili asterischi ed eufemismi vittoriani.
Come in molti casi, non conta se la notizia sia fortemente esagerata (non ho avuto tempo di andare in Scozia a sincerarmi) bensì che i giornali la propongano come rilevante, in quanto indice di una tendenza che però mancano di interpretare. E che a mio avviso significa questo: dove un tempo il progressismo più radicale si manifestava attraverso la libera espressione del provocatorio e dello sconcio, adesso tanto più progressisti si appare quanto più ci si preoccupa che qualcuno possa sentirsi offeso dalla seppur minima provocazione, e di conseguenza si cerca di smussare ogni accenno di sconcio castrando l’impatto che può avere sugli animi più angelici. Di modo tale che la bistecca sulla patata non possa che essere ritenuta un inevitabile ma temporaneo momento di passaggio, in vista di quando – per smuovere le coscienze – i più sperimentali performer si presenteranno in pubblico in giacca e cravatta o in tailleur, scusandosi per il disturbo.