L'istituto di Abbiategrasso dove è rimasta ferita la docente (Ansa)

Bandiera bianca

Per la Cgil se uno studente accoltella un'insegnante la colpa è del merito

Antonio Gurrado

Dopo l’attentato ad Abbiategrasso in cui è rimasta ferita una docente, i vertici del sindacato hanno rivolto un appello al ministero affinché si abbandoni “la logica esasperata dell’umiliazione”. Visto così il suo gesto finirà per essere considerato un gesto dimostrativo

Ci siamo sbagliati: se ad Abbiategrasso uno studente accoltella un’insegnante non è perché è paranoico, convinto che la prof ce l’abbia con lui. Né perché i suoi genitori, piuttosto distratti, non si sono accorti che possedesse delle armi. Nemmeno perché a scuola non ci sono psicologi e, se ci sono, sono pagati poco e fanno quel che possono. E neanche perché è cattivo o quanto meno sceglie deliberatamente di compiere una cattiva azione. No, se un ragazzo che teme di ricevere il debito in storia prima inizia a spegnere a tradimento la lavagna multimediale, poi si mette a lanciare spray puzzolente in giro per l’aula, infine imbraccia un coltello e cerca di piantare trenta centimetri di lama nel corpo di un docente, no, la colpa è del merito: lo assicurano i sindacati.

 

A seguito dell’attentato, infatti, i vertici locali e nazionali di Flc Cgil hanno rivolto un appello al ministero affinché abbandoni “la logica esasperata dell’umiliazione, del merito, della competizione”. Quindi il ragazzo di Abbiategrasso non è né uno spostato né un cane sciolto né tampoco un tipo un po’ stronzo, come capita a una certa percentuale di popolazione distribuita su tutte le fasce d’età. No, il suo è stato un gesto dimostrativo a favore dell’inclusione, del confronto fra generazioni, della valorizzazione dei saperi di tutti gli studenti. Fra un po’ scopriremo che l’accoltellatore ha urlato: “La scuola è grande e don Milani è il suo profeta!”.

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