Foto di Filippo Attili, Palazzo Chigi, via LaPresse 

Bandiera Bianca

Sugli istituti tecnici Meloni non ha tutti i torti

Antonio Gurrado

Dopo le parole della premier al Vinitaly si è detto di tutto. Ma il declino dei licei è un fatto che va consolidandosi. E probabilmente è solo l'ennesima naturale trasformazione del sistema educativo

Tutti giù a dire peste e corna dell’elogio dell’istituto tecnico come “vero liceo” fatto da Giorgia Meloni al Vinitaly. Senza considerare però che, ad esempio, Time ha appena pubblicato un sondaggio che dimostra come stiano cambiando le motivazioni per cui si va a scuola: nel 2019 gli americani avevano posto “prepararsi all’università” fra le principali ragioni per cui frequentare le superiori; adesso la stessa motivazione è crollata al quarantasettesimo posto, come a dire che ci sono altri quarantasei buoni motivi per andare a scuola senza bisogno di poi iscriversi all’università.

Il primo è “sviluppare abilità pratiche e tangibili”, proprio come negli istituti tecnici. Non è quindi Giorgia Meloni in contesto alcolico a ritenere che stiano cambiando gerarchie e priorità fra istituti tecnici e licei tradizionali, è una tendenza globale: ed è questo mutamento collettivo di opinione, credo, a far sembrare oggi gli istituti tecnici il “vero liceo”. L’impressione è che siamo davanti a una terza ondata: la prima è stata quella delle generazioni andate a scuola per imparare qualcosa in un’Italia analfabeta e immiserita, la seconda quella delle generazioni andate a scuola per arrivare al pezzo di carta più prestigioso in un’Italia dal benessere diffuso, la terza inizia a essere caratterizzata da generazioni che vedono la scuola come base della formazione professionale in un’Italia costretta a farsi i conti in tasca.

Negli ultimi decenni fare un liceo purchessia ha causato un sovraffollamento nelle scuole e nelle università, con pletore di studenti annoiati da un lungo percorso di studi di cui magari non erano convinti e conseguente abbassamento del livello generale. Ora c’è da augurarsi che buona parte dei potenziali iscritti scelga invece gli istituti tecnici, dove almeno conseguiranno quella conoscenza pratica e tangibile divenuta priorità. I restanti, la minoranza che vuole studiare l’astratto, andranno a stare molto più larghi al classico o allo scientifico, che così tornerà a essere il vero liceo.

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