La cerimonia di firma di contratto di assunzione, nella sala dei Baroni del Maschio Angioino di Napoli, di duecento netturbini (ANSA / CIRO FUSCO) 

bandiera bianca

Cosa ci racconta davvero la storia dei laureati assunti come spazzini a Napoli

Antonio Gurrado

In questo paese dove tutti sono convinti che i laureati debbano diventare sempre di più, ha frequentato con profitto l’università il 6 per cento dei neoassunti a svolgere un mestiere per cui non è necessario neanche avere terminato la superiori

Cronache dal paese dei pochi laureati. In Italia c’è tale scarsità di laureati che dodici di loro, ieri a Napoli, hanno festeggiato l’assunzione come spazzini.

 

Qui non si contesta né la dignità dello specifico mestiere, che è fondamentale, né la necessità di un lavoro purchessia, altrettanto fondamentale e comunque meglio del reddito di cittadinanza. Mi limito a far notare ciò che cantano i dati: su duecento assunti, dodici hanno la laurea e diciannove la sola licenza media; gli altri, il diploma. Significa che, in questo paese dove tutti sono convinti che i laureati debbano diventare sempre di più, sempre di più, sempre di più, ha frequentato con profitto l’università il 6 per cento dei neoassunti a svolgere un mestiere per cui non è necessario neanche avere terminato la scuola superiore.

 

Ora io non so se ciò significhi che le lauree sono inutili, o che sono troppe, o che sono diventate inutili perché troppe. Di sicuro però i dottori neoassunti dalla nettezza urbana di Napoli scopriranno presto se, in Italia, le pergamene debbano andare nella raccolta della carta o nell’indifferenziato.

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