Il render dell'installazione

BANDIERA BIANCA

Fa più danni l'arte contemporanea o la guerra?

Antonio Gurrado

La cultura generica con cui si vuole fermare la guerra e sciacquarsi la bocca è un rito fasullo e stracco che venera il libro in quanto feticcio

Per tre giorni, nella Corte grande di Palazzo Reale a Milano, il pubblico è invitato a contribuire all’installazione di due artisti italiani, intitolata “Solo la cultura può fermare la guerra”. Di là dal contestabile assunto alla base del titolo – molti nazisti erano coltissimi, mentre in questi giorni abbiamo visto fior di pacifisti ambire a censurare Dostoevskij – l’installazione consta di un vecchio carro armato in disarmo che viene progressivamente ricoperto di libri. Milanesi e turisti sono chiamati a portare i propri a Palazzo Reale affinché vengano ammassati sul cingolato fino a farlo sparire.

  

Dettaglio: i libri consegnati verranno sottoposti a uno speciale trattamento a base di gesso e vernice, così che sul carro armato vengano apposti libri che perdono le parole e diventano completamente bianchi, ex libri. Sintomo significativo di come la cultura generica – quella con cui si vuole fermare la guerra e sciacquarsi la bocca – è un rito fasullo e stracco che venera il libro in quanto feticcio, oggetto vuoto su cui riversare proiezioni immaginarie, apotropaiche, superstiziose. Idealmente, se per contribuire a quest’atto di pacifismo simbolico tutti portassero i propri libri a Palazzo Reale, non resterebbe più traccia di nessuna pagina stampata. E l’opera dovrebbe intitolarsi “Solo l’arte impegnata può fermare la cultura”.

 

Di più su questi argomenti: