BANDIERA BIANCA

Va bene il ddl Zan, ma sicuri che la società civile sia migliore del Parlamento?

Antonio Gurrado

Dopo il sì alla tagliola s'avanza una narrazione singolare, sbagliata e pericolosa: quella che vuole gli italiani migliori della loro stessa classe politica. Qualche motivo per cui non è proprio così

Dopo la tagliola sul ddl Zan, sta serpeggiando una vulgata secondo cui gli italiani sarebbero più avanti del Parlamento, su questo e su altri temi. È un’opinione singolare, paradossale e pericolosa. Singolare perché denota una visione distorta della rappresentanza: se, con centocinquant’anni di storia e leggi elettorali ponderate al milligrammo, il Parlamento non riesce a rappresentare adeguatamente gli italiani, allora qual è il modo di scoprire cosa pensano davvero i nostri compatrioti? L’auditel? I commenti su Facebook? Il parere del vicino di casa? La convinzione personale degli opinionisti? Paradossale perché possiamo dedurre che gli italiani siano un popolo progressista che, nel segreto della cabina elettorale, o diventa conservatore o incapace di metter crocette; peggio, che gli italiani – spericolati da privati cittadini – non appena eletti subiscano una mutazione in retrivi codini; peggio, che gli italiani siano aperti alle novità più dirompenti solo dopo essersi accertati che non diventeranno legge. Pericolosa perché, a furia di dire che gli italiani sono più avanti del Parlamento, prima o poi a qualcuno verrà in mente che la voce del popolo emotiva e confusa valga più dei regolamenti e dei contrappesi della politica, e che quindi si debba trasformare quell’aula sorda e grigia in un bivacco di manipoli: vi ricordate cent’anni fa, quando gli italiani erano molto molto più avanti del Parlamento?

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