BANDIERA BIANCA

L'avvitamento pol. cor. del Newcastle sui tifosi arabi

Antonio Gurrado

Il comunicato dei nuovi proprietari sauditi del club inglese raccomanda di non presentarsi allo stadio vestiti in thobe e gutra. Ma i tifosi ne avrebbero tutto il diritto

Dall’ammirazione incondizionata (o dal salto sul carro del vincitore) all’appropriazione culturale il passo è più breve di quel che si creda: ragion per cui i nuovi proprietari sauditi del Newcastle hanno dovuto emettere un comunicato politicamente correttissimo per ammonire i tifosi che domenica si sono presentati allo stadio vestiti da arabi, in thobe e gutra. Se non che una proprietà non può inimicarsi d’emblée la tifoseria, ergo per prima cosa i sauditi hanno scritto di non essersi sentiti offesi dalla vista di quei rubizzi geordie vestiti come loro; sottintendendo però trattarsi di un proprio atto di magnanimità di fronte a un gesto di per sé offensivo. Per questo hanno intimato ai tifosi di non presentarsi più allo stadio vestiti da arabi. Poi tuttavia i proprietari sauditi devono essersi resi conto di star offendendo loro una minoranza magari sparuta ma comunque significativa, quella dei tifosi del Newcastle che sono effettivamente arabi: ai quali, per eccesso di zelo, l’ordinanza avrebbe sottratto il diritto a indossare l’abito tipico. Ecco dunque che poche righe dopo il comunicato corregge il tiro: i tifosi sono invitati a presentarsi allo stadio con l’abito che indosserebbero comunemente secondo la loro tradizione, la loro cultura o la loro fede. Ma già si allunga l’ombra di un’interpretazione capziosa, su questa puntualizzazione pelosetta.

 

Se infatti la fede, la cultura, la tradizione di un tifoso del Newcastle consiste nel tifo stesso per il Newcastle, e se questo tifo si manifesta nell’adesione cieca al modello presentato dai proprietari e dai sauditi, ecco che i tifosi del Newcastle hanno ogni diritto a presentarsi allo stadio vestiti da arabi. E a impedire alle mogli di uscire da sole.

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