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BANDIERA BIANCA

Bugno e la memoria in cabina elettorale

Antonio Gurrado

I risultati alle urne dopo la candidatura a Milano e quello che il ciclista è stato per una generazione di appassionati di sport

Lo confesso, sono uno dei centotrentacinque residenti a Milano che hanno votato per Gianni Bugno; degli happy few molto few e poco happy, stante il risultato. L’ho fatto tuttavia in piena coscienza e intima convinzione, ponderata su fattori concreti. L’eccellenza nel proprio settore, visto che per decenni Bugno è stato l’unico ciclista capace di vincere due mondiali di fila. L’abilità politica, visto che è presidente del sindacato internazionale dei ciclisti professionisti. L’impegno in ciò che persegue, tanto che avendo a lungo desiderato diventare pilota d’elicottero, finita la carriera, si è organizzato di conseguenza e per un periodo ha addirittura seguito come elicotterista il Giro d’Italia, corsa che in passato aveva vinto e dominato, volandoci sopra senza strepiti né clamori, felice di starsene in aria dopo tanto asfalto. Un tocco di garbo, che non guasta, al punto che quando molti anni fa gli avevo scritto per complimentarmi mi aveva risposto di sua mano come presumo abbia fatto a molti sostenitori.

 

Poi certo, non posso negare che la mia scelta sia stata influenzata dal fatto che tifassi per lui da ragazzino e che gli sia tuttora grato per avere, trent’anni fa, inanellato successi che avevano fatto impazzire tutta Italia. Per questo mi domando, dopo la trionfale estate azzurra che ci ha fatto delirare: se fra trent’anni si candidassero Marcell Jacobs, Gimbo Tamberi, Jorginho, Berrettini, Paola Egonu, Pippo Ganna, Beve Vio, Fefè De Giorgi e Sonny Colbrelli, troverebbero più di centotrentacinque persone di buona memoria?

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