Bandiera Bianca

Sgarbi, i falsi De Dominicis e la nostra sete di gogna

Antonio Gurrado

Il critico d'arte è stato prosciolto dall'accusa di avere autenticato quadri ritenuti contraffatti. Naturalmente la notizia trova meno spazio della corrispettiva indagine

In Italia la sete di giustizia è superiore alla fame d’arte, pertanto è comprensibile che la notizia del proscioglimento di Vittorio Sgarbi e Duccio Trombadori trovi meno spazio della corrispettiva indagine, qualche settimana fa, sulle perizie relative a dei De Dominicis. E, poiché in Italia l’etica sovrasta l’estetica e il sospetto rode la bellezza, era inevitabile che i presunti falsi De Dominicis facessero più notizia dell’evenienza che quei De Dominicis potessero essere veri.

  

L’Italia è una nazione in cui essere artisti è complicato, essere critici d’arte ancor più, ma forse lo è massimamente essere degli esperti. Venire richiesti di un parere nel proprio ambito di specializzazione implica che la vox populi dia per assodata la malafede, che la magistratura annusi il misfatto e che la canea dei giornali si accodi: in una nazione di incompetenti fanfaroni, si dà per scontato che la competenza sia qualcosa di numinoso e torbido, e che quindi un parere informato celi sempre un bieco interesse.

 

L’unico modo di mettere al riparo la propria credibilità, per un esperto, sarà accantonare le capacità critiche acquisite in decenni di studi e riciclarsi come perito dei carabinieri: in Italia più della testa conta sempre il cappello.