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BANDIERA BIANCA

Chimamanda Ngozi Adichie e la differenza tra scrittori veri e finti

Antonio Gurrado

La polemica innescata dal pamphlet ha avuto tra le reazioni un video Instagram della scrittrice Akwaeke Emezi. Un dettaglio rivelatore, che non ci dice molto sulla differenza tra donne e transessuali quanto piuttosto su come oggi comunicano certi intellettuali 

C’è un dettaglio rivelatore nella polemica innescata dal breve scritto “It Is Obscene”, che Chimamanda Ngozi Adichie ha pubblicato sul proprio sito per inveire contro le persone “terrorizzate dall’avere un’opinione sbagliata al punto da essersi deprivate dell’opportunità di pensare, imparare e crescere”. Non ha a che fare col caso che la Adichie, militante femminista, sia stata di recente travolta da prediche perché distingue fra donne e transessuali. E nemmeno col caso che una scrittrice (uno scrittore?) transessuale non binaria, Akwaeke Emezi, abbia prima chiesto alla Adichie una prefazione da richiamare sulla copertina del proprio romanzo e poi le abbia dato dell’assassina per le sue opinioni riguardo al genere. No, il dettaglio rivelatore sta nella forma in cui questa polemica si è svolta.

 

La Adichie ha scritto un piccolo pamphlet virtuale autoprodotto, suddiviso in tre parti, lungo una decina di pagine e ricco di citazioni testuali dalla propria corrispondenza sul tema. Ha fatto insomma ciò che fino a poco fa si presumeva che gli scrittori dovessero fare: trasformare qualsiasi aspetto della vita in compiuta forma scritta. Emezi invece ha replicato al pamphlet con un breve video su Instagram. Ha fatto insomma ciò che ormai ci si aspetta che gli scrittori facciano: dato un argomento, esprimere la propria opinione senza passare dalla pagina (né dalle forme retoriche, documentali, professionali che la pagina richiede) bensì blaterando a casaccio. Ora io non metto bocca sulla distinzione fra donne e transessuali, la lascio a loro; credo però che sulla distinzione fra veri e finti scrittori questo criterio consenta di avere le idee piuttosto chiare.

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