Bandiera Bianca

Perché un narratore di successo si converte all'autoaiuto

Antonio Gurrado

Con “Manifesto”, Bernardine Evaristo, vincitrice del Booker Prize, si darà alla saggistica. La nostra abitudine alla traslazione degli autori dall’estetica all’etica e i loro deliri di onniloquenza 

L’editore britannico Hamish Hamilton ha annunciato che Bernardine Evaristo – vincitrice del Booker Prize con “Ragazza, donna, altro” – si darà alla saggistica. Il suo prossimo libro si intitolerà “Manifesto” e insegnerà al lettore a “restare fedele a sé stesso alla propria visione”, rivelandogli “come essere inarrestabile nell’azione, nel lavoro e nella vita”.

 

Che un narratore di successo si converta all’autoaiuto non deve sorprendere. Siamo talmente abituati alla traslazione dei narratori dall’estetica all’etica – dal porci domande sul loro stile al porre loro domande da contegnoso tinello sulla politica, sulla razza, sul sesso, sulla scienza, sui massimi sistemi – che è forse inevitabile rivolgerci a loro come fossero cartomanti o personal trainer. Ed è inevitabile che i narratori di successo patiscano un delirio di onniloquenza, convincendosi di poter pronunziare una parola definitiva su tutto, soprattutto su ciò che il lettore desidera sentirsi dire.

 

Non mi esprimo sulla qualità letteraria dell’operazione ma vi lascio liberi di considerare come giudichereste “La risposta è dentro di te” di Marcel Proust, “Mille viaggi da fare prima di morire” di Joseph Conrad, “Il mio primo corso di scrittura” di James Joyce o “Cento modi di farla impazzire a letto” di Thomas Mann. Per fortuna, l’uscita di “Manifesto” è prevista per ottobre; Bernardine Evaristo fa ancora in tempo a non consegnarlo all’editore.

Di più su questi argomenti: