Cecilia Fabiano-LaPresse 19-12-2019 

bandiera bianca

Natale in lockdown (e pure al buio)

Antonio Gurrado

Secondo uno studio dell'Università di Exeter, in Regno Unito, l'illuminazione artificiale inquinerebbe tanto quanto i rifiuti tossici gettati in mare e i fumi delle ciminiere. Non ci resta che spegnere la luce 

Gli studiosi dell’Università di Exeter hanno dimostrato (non chiedetemi come) che l’illuminazione artificiale costituisce una forma d’inquinamento comparabile in tutto e per tutto a quello che già conosciamo, dai suffumigi delle ciminiere ai rifiuti tossici gettati in mare. Come tale, le luci elettriche vanno combattute con la stessa dedizione che infondiamo nel fronteggiare il riscaldamento globale. È un’ottima notizia, col Natale alle porte: già non potremo uscire di casa, probabilmente, ora scopriamo anche che chi accende le lucine a intermittenza sul presepio rischia di essere processato per disastro ambientale.

 

Lo studio dell’Università di Exeter parte dal presupposto teorico che l’uomo sia di disturbo al pianeta. La luce artificiale che illumina il dispositivo da cui state leggendo questa stessa paginetta virtuale è non solo responsabile dell’alterazione del vostro ritmo naturale (specie se, in effetti, la state leggendo alle tre di notte perché proprio non potete farne a meno) ma è anche colpevole di alterare il ciclo biologico di tutte le specie, diurne e notturne. Se alzando lo sguardo notate un barbagianni o un caribù che vi guarda con fastidio, adesso sapete perché.

 

Quindi, da bravi, mettete via il cellulare, spegnete la luce, staccate la tv e meditate sul futuro (metaforicamente) luminoso in cui l’uomo, integrandosi perfettamente con la natura e le sue esigenze, sarà felice al solo costo di non vedere una mazza per mediamente dodici ore al giorno.

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