Bandiera Bianca

Le comunali a Trento e quelle vocine su Vittoria de Felice

Antonio Gurrado

Le elezioni tormentate dei trentini, alle prese con gli articoli ammiccanti sulla candidata del Pd alle amministrative che alla fine ha preso otto voti. Quanti ne ha persi per il battage pecoreccio sul suo aspetto fisico?

Meno male che non voto alle comunali di Trento, altrimenti sarebbe andata più o meno così. Avrei letto su vari giornali articoli ammiccanti su Vittoria De Felice, la candidata del Pd che Dagospia ha definito “bombastica”, il Messaggero “sexy candidata” e il compassato Corriere, dorsetto trentino, nientemeno che “appariscente”. Irritato da quest’aria di seconda media, avrei deciso d’impeto di votare per lei, come reazione sdegnata al battage pecoreccio. Dentro di me però avrei sentito una vocina accusarmi di sessismo dicendo: ma se non ci fossero stati questi articoli gravidi di sottintesi contro di lei, ti saresti accorto della sua candidatura?

 

Poiché i candidati alle comunali sono sempre tanti ed è impossibile accorgersi di tutti, avrei pacificamente ammesso di no e avrei deciso di fare come se niente fosse e non votare per lei. Dentro di me però avrei sentito una vocina accusarmi di sessismo dicendo: ma che modi sono, decidere di non votare una donna solo perché i giornali parlano della sua avvenenza? È vero, avrei ammesso, non sono modi; ragion per cui avrei preso partito per consultarne il curriculum e, trovandola valida, scegliere di votare per lei. Dentro di me però avrei sentito una vocina accusarmi di sessismo dicendo: sei sicuro che avresti consultato allo stesso modo il curriculum di tutti gli altri candidati, inclusi quelli le cui foto non vengono mai pubblicate su didascalie sensazionalistiche? Certo che no, non lo fa nessuno; ragion per cui mi sarei risolto a lasciar perdere Vittoria De Felice e a votare per qualcun altro, onde ristabilire equità. Dentro di me però avrei sentito una vocina accusarmi di sessismo dicendo: bravo, un voto in meno a una donna per colpa di giornali che fanno leva sul suo corpo. Avrei sospirato e in extremis avrei deciso di rimediare votando per lei. Dentro di me però avrei sentito una vocina accusarmi di sessismo dicendo: bravo, un voto in più a una donna solo perché i giornali fanno leva sul suo corpo. A quel punto probabilmente mi sarei arreso, forse sarei impazzito, sarei balzato al collo del presidente di seggio implorando pietà oppure sarei corso a iscrivermi alle liste elettorali di un altro comune. Alla fine Vittoria De Felice ha preso otto voti, otto, e chissà se altrettanto tormentati. Di sicuro non è possibile calcolare quanti invece ne abbia persi a causa delle vocine contrastanti di cui, immagino, avrebbe volentieri fatto a meno.

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