bandiera bianca

C'è una sorpresa nella prima pagina del Corriere

Antonio Gurrado

C'è una parola infilata da Veltroni nell’articolo sul coronavirus che segna un’ulteriore eccezionalità di questi giorni imprevedibili

Oggi Walter Veltroni ha scritto “cazzo” sulla prima pagina del Corriere della Sera e, per quanto si trattasse della citazione di una gran vignetta di Makkox sul Foglio, per quanto insomma si trattasse di una meta-prima pagina e di un metacazzo, vi invito a ripensare ai termini fondamentali della questione traendo un respiro profondo fra l’uno e l’altro. Veltroni. Cazzo. Corriere della Sera.

 

È scattata a quel punto la ricerca d’archivio.

 

Il primo a scrivere la fatale doppia zeta sul Corriere, confessando che gli tremavano le dita, fu Luca Goldoni nel 1976, dando notizia del celebre pronunciamento radiofonico di Zavattini. Poi nessuno, pare, fino al 1991, quando Enzo Biagi volle citare un’esclamazione di Benigni in tv, annunciando ai lettori, testualmente, che “il cazzo entra dappertutto” e chiedendo loro: ma veramente vi scandalizzate per una parola che usano tutti? Evidentemente no poiché, negli anni Novanta, rieccola virgolettata da Giovanni Mariotti in un pezzo su Paolo Rossi, da Saverio Vertone citando un anonimo crasso, da Paolo Di Stefano in un elzeviro che stigmatizzava il diffuso parlare sporco.

 

Nessuno però in prima pagina, almeno fino a stamane.

 

La parola infilata da Veltroni nell’articolo sul coronavirus segna dunque un’ulteriore eccezionalità di questi giorni imprevedibili, dà l’esatta misura della novità della situazione in cui ci troviamo e del disorientamento che ci piglia, del crollo della quarta parete e della vita che non potrà più essere la stessa. Soprattutto, fa sperare che non accada mai una disgrazia tale da far scrivere quella parola a Giannelli in una vignetta o a Gramellini in un Caffè perché, se lo fanno loro, allora vuol dire che sono proprio cazzi amari e senza virgolette.

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