Una manifestazione contro la caccia alla volpa a Londra (foto LaPresse)

Gli animalisti dicono sì alla caccia. Del signor Oberti

Antonio Gurrado

Anni fa l'imprenditore e la sua ditta erano stati oggetto di minacce per colpa di un omonimo che aveva ucciso il Jack Russell della fidanzata. Ora, al processo, i difensori degli animali si giustificano ma non rinnegano: pensavamo fosse la persona giusta

Vorrei presentare all’attenzione degli animalisti più sensibili il triste caso di un mammifero, il signor Oberti. Anni fa il signor Oberti è stato vittima di una notevole caterva di insulti e minacce via social – “Ti troverò e ti ucciderò”, tanto per dirne una – che lo avevano portato a dover addirittura chiudere la sua ditta perché perfino i dipendenti non si sentivano sereni. Le minacce erano originate dal caso che un altro signor Oberti, omonimo, era appena disceso ai disonori della cronaca per aver seviziato e ucciso Gina, il Jack Russell della fidanzata. L’indignazione animalista si è così scatenata sul signor Oberti, quello sbagliato, con pubblicazione del suo indirizzo e appello dell’Ente Nazionale Protezione Animali a boicottare la sua ditta. Ieri è finalmente iniziato il processo in cui il signor Oberti, quello sbagliato, risulta come vittima e alcuni animalisti da tastiera si sono difesi bestialmente: giustificandosi cioè col dire che credevano di star minacciando il signor Oberti giusto. Valuterà la corte. Intanto però ho un’idea. Visto che il nostro amore per gli animali si manifesta nel dar loro un nome e riconoscerne l’identità individuale, così che il povero Jack Russel Gina sia diverso dal Jack Russell Puppy o dal Jack Russell Fido, non si potrebbe iniziare con l’esprimere non dico amore ma almeno un po’ di interesse verso questo mammifero così tormentato, l’uomo, distinguendo un esemplare dall’altro anche se si chiamano entrambi signor Oberti?

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