Perché il presepe non può essere obbligatorio

Antonio Gurrado

Il comune di Grosseto ha approvato una mozione che impone alle scuole di allestire un presepe; monsignor Cencioni ha risposto che “i segni della fede non si obbligano”

Un presepe obbligatorio non è un presepe libero. Giova ribadire questa verità lapalissiana, esplicitare questo truismo, a seguito della polemica fra il comune di Grosseto e il preposto del Duomo. Il comune ha approvato una mozione che impone alle scuole di allestire un presepe; monsignor Cencioni ha risposto che "i segni della fede non si obbligano". Indovinate chi dei due sta davvero difendendo la religione. Se volete un indizio, cercate nella Bibbia. Troverete la storia dei Maccabei che, costretti da Antioco Epifane a cibarsi di carne impura, rifiutarono e vennero martirizzati tutti e sette. Cercate nelle vite dei santi e troverete più di un caso in cui gli imperatori romani imponevano ai cristiani di praticare pubblicamente culti pagani e loro rifiutavano, a costo del martirio. In entrambi i casi la fede veniva espressa come obiezione a un obbligo imposto dallo Stato, come rivendicazione di libertà. Se un ente pubblico obbliga a una pratica religiosa, si sta comportando esattamente come gli imperatori romani o come Antioco Epifane: sta imponendo la propria autorità sulla volontà dei fedeli. Chi oggi costringe a fare il presepe domani vorrà decidere chi meriti l'assoluzione e dopodomani vorrà stabilire cosa dovranno dire i sacerdoti e cosa no. Un presepe obbligatorio è un presepe pagano: è questo il truismo, è questa la verità lapalissiana.

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