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Ora che l'intelligenza artificiale può lavare i piatti si rivolteranno le lavastoviglie?

Antonio Gurrado

Stiamo forse assistendo all’alba di un nuovo luddismo, in cui le antiche, rassicuranti automazioni lotteranno contro le minacce dell’intelligenza artificiale che vuole soppiantarle

Lo so, lo so che da qualche parte si annida la tentazione dell’umorismo da pochade che, alla notizia che l’intelligenza artificiale è finalmente in grado di lavare i piatti, esulta perché è arrivata lì dove l’intelligenza naturale di tanti coniugi e figli non si è spinta finora. L’annuncio tuttavia pare sia decisivo in quanto, per l’intelligenza artificiale, è molto più semplice compiere azioni astratte complicate ai nostri occhi, tipo vincere sempre a scacchi, piuttosto che compiere azioni concrete banali per noi mortali; lavare i piatti, appunto. Ma credo sia ancora più dirimente in quanto segna forse una nuova epoca nell’era delle macchine, di cui siamo ospiti più o meno indesiderati. Lavando i piatti, l’intelligenza artificiale non si è solo sostituita all’uomo in un’azione quotidiana ma si è arrogata il compito precipuo di una macchina, non so quanto intelligente né quanto artificiale: dico la lavastoviglie. Stiamo magari assistendo all’alba di un nuovo luddismo, in cui le antiche, rassicuranti automazioni lotteranno contro le minacce dell’intelligenza artificiale che vuole soppiantarle, ritenendo che per lavare i piatti non basti aiutare l’uomo con la collaborazione ma si debba sostituirlo per mezzo dell’emulazione. Quanto a me, credo tiferò per la lavastoviglie, che, una volta lavati i piatti, non ambisce a sfidarmi a scacchi perché sa che perderebbe. 

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