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Il superfluo algoritmo per le vacanze

Antonio Gurrado

La tecnologia ci fa risparmiare tempo su un’attività in fin dei conti gradevole consentendoci di lavorare qualche ora in più. Ce n'era davvero bisogno?

È tempo di migrare e, quest’estate, vanno forte gli algoritmi per le vacanze. Degli sviluppatori ne hanno inventato uno che consente, in un quarto d’ora, di organizzare un viaggio anche lunghetto in nazioni mai viste, senza incorrere in fregature anzi ritagliandosi addosso la vacanza su misura. Bravissimi. Fatto sta che bisognerà prima o poi chiarirsi sul ruolo storico degli algoritmi nel corso del millenario progresso della liberazione dell’uomo: libero dapprima dalla schiavitù, poi (quasi del tutto) dalla fatica fisica, l’uomo cerca ancora di disfarsi di quella specifica sofferenza, quella punizione divina (Genesi, capitolo 3) chiamata lavoro. Ora, l’algoritmo che ci organizza le vacanze in un quarto d’ora, ma foss’anche in due minuti, ci fa risparmiare tempo su un’attività in fin dei conti gradevole consentendoci di accumulare qualche ora in più che passeremo – indovinate? – a lavorare. In attesa che l’estate prossima qualcuno, per non farci perdere tempo, inventi l’algoritmo che va in vacanza al posto nostro.

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