L'insegna del pub The Virgin Mary a Dublino

Così il pub per astemi a Dublino sminuisce l'umano

Antonio Gurrado

Da domani il Virgin Mary non servirà più bevande alcoliche. Si chiama salutismo ma è paura della libertà

Statistiche non so quanto credibili prefigurano un incremento costante del consumo mondiale di alcol di qui al 2030; non però al Virgin Mary, che da domani sarà il primo pub di Dublino a servire soltanto analcolici. Più che ricamare sull’assurdità di dover scrivere “Dublino” e “analcolici” nella stessa frase, conviene forse indagare la ratio di questa epocale svolta salutista. Forse che nella capitale irlandese mancano locali in cui non si serva alcol? Altroché, ci sono caffetterie in abbondanza. Forse che chi va al pub viene costretto a ubriacarsi? Macché, chi vuol restare sobrio può chiedere al bancone bibite frizzanti, limonate, perfino un tè se gli garba. E dunque? Un’interpretazione può essere che un cliente indeciso, al pub con gli amici, potrebbe sentirsi spinto dall’ambiente a bere anche se non vuole: gli avventori alticci, la gran parata di spillatori, le bottiglie disposte in gloria sullo scaffale più alto lo indurrebbero in tentazione. Proprio questo è il guaio: un pub per astemi sminuisce l’essere umano poiché si fonda sul presupposto che non siamo in grado di moderare il piacere, che le circostanze prevalgono sempre sulla nostra volontà e che la proibizione sia l’unica via di salvezza. Si chiama salutismo ma è paura della libertà.    

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