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Non saranno gli influencer a far aumentare gli iscritti alle facoltà scientifiche

Antonio Gurrado

Il Politecnico di Torino ha intrapreso una strategia per elevare il numero di iscritte ai corsi di laurea: c'è la necessità di ampliare il bacino da cui selezionare le persone che un domani ci garantiranno progresso scientifico e tecnologico

L’Italia ha un problema con le scienze dure che può essere riassunto così: troppi liceali frequentano lo scientifico e troppo pochi universitari frequentano le facoltà scientifiche, come se si smarrissero da qualche parte nel tragitto. I problemi correlati sono tutti subalterni a questo, a cominciare dalla bassa percentuale di ragazze che opta per le facoltà Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics).

 

Ora anche il Politecnico di Torino ha intrapreso una strategia per elevare il numero di iscritte (fermo a un 25 per cento) e questo commendevole intento non credo coincida col dimostrare che si può “studiare matematica, analisi e informatica senza rinunciare alla propria femminilità”, come scrive il dorsetto locale del Corriere. Ha piuttosto a che fare con la necessità di ampliare il bacino da cui selezionare le persone che un domani ci garantiranno progresso scientifico e tecnologico. Se non che la strategia del Politecnico contempla anche “una squadra di influencer” ossia studentesse che, tramite i social o videoblog, dimostrino che per una donna è possibile sopravvivere ai corsi di ingegneria. Mah. Non so se sia sottilmente discriminatorio lasciar intendere che ragazze altrimenti refrattarie sceglieranno una carriera scientifica perché persuase dalla versione ingegneristica di Chiara Ferragni; oppure se ricorrere inesorabilmente alla frivolezza per attrarre cervelli, femminili o maschili, non sia invece espressione di un pessimismo terminale da parte degli atenei, un’implicita ammissione di sconfitta.

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