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Buttare un libro non è uno scandalo

Antonio Gurrado

A Corato una pubblicità della Azienda Servizi Igiene e Pubblica Utilità invita a produrre meno rifiuti privilegiando l’acquisto di e-book anziché di libri cartacei. I cittadini gridano allo scandalo, ma è uno scandalo per darsi un tono

A Corato hanno lo scandalo facile, se li indigna la pubblicità della municipalizzata che invita a produrre meno rifiuti privilegiando l’acquisto di e-book anziché di libri cartacei. Avrei capito se la protesta si fosse incentrata sul dato di fatto che, in realtà, la carta si smaltisce meglio del materiale di cui è composto un e-reader; invece si è scelta la facile retorica dei libri che non vanno buttati mai. È uno scandalo un po’ pretestuoso, visto che alla lettera la pubblicità non invita a buttare i libri ma invita a non buttarli per non produrre rifiuti in eccesso. È uno scandalo poco arguto, visto che si tende a comprare su e-reader i libri di consumo, che una volta letti non servono più, mentre si tende a preferire il cartaceo per i titoli che si presumono più longevi. È uno scandalo irrealistico, visto che quando gli scaffali di casa traboccano non c’è verso di rimettere in circolo i volumi: in Italia il bookcrossing è fallimentare, le biblioteche rifuggono le donazioni e l’unica via d’uscita forse è spedirne pacchi alle carceri, sperando non li rimandino al mittente. Soprattutto, è uno scandalo fatto apposta per darsi un tono. Dire che i libri non vanno buttati mai equivale a dire che tutti i libri sono uguali e che un libro vale l’altro; invece, con l’incremento esorbitante di titoli stampati ogni anno, con annesso inesorabile abbassamento della qualità media, la cultura ormai consiste nel distinguere la minoranza di libri che vanno conservati dalla maggioranza di libri il cui principale merito è di poter contribuire alla raccolta differenziata.

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