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Internet non è uno strumento di pace

Antonio Gurrado

C'è voluto il romanzo filosofico di Tristan Garcia per dire quello che né uno Zuckerberg né un Dorsey né un Elon Musk ammetteranno mai

Fermi tutti! Il romanzo filosofico non è relegato nei solai editoriali ma gode di ottima salute grazie ad autori giovani ed energici come il francese Tristan Garcia. A parte le temerarie scelte d’intitolare un libro con una cifra - “7”, edizioni Nne - e di costruirlo su altrettante storie indipendenti che si accavallano e si compenetrano ruotando attorno ai temi fondamentali dell’identità, della coscienza e della credenza, Garcia ha il coraggio di dire ciò che né uno Zuckerberg né un Dorsey né un Elon Musk ammetteranno mai: internet non è uno strumento di pace e i suoi utenti non cecano nessuna apertura né tolleranza.

 

Garcia immagina un mondo in cui, dopo una guerra universale scatenata proprio dai grandi connettori globali che millantano di volerla evitare, gli adepti di ogni fede o ideologia o convinzione anche balzana si barricano in clausure: quelli che credono negli extraterrestri, i vegani, gli infanticidi, i luterani eccetera si rifugiano in bolle fisicamente chiuse e non comunicanti in cui si danno ragione da soli. Il destino peggiore tocca agli universalisti, ossia a chi crede che tutte le opinioni vadano rispettate allo stesso modo: pagano il fio del proprio relativismo non potendo costituire una bolla a sé stante ma nemmeno venire accettati in una bolla altrui. La loro ottimistica tolleranza ha per effetto l’isolamento più nero e la morte solitaria: e queste sono solo quaranta delle cinquecento pagine di questo libro che, senza mai citarli, butta dentro Borges, Burgess, Diderot, Hoffmann, Chamisso, Black Mirror così via. Come i grandi romanzi filosofici dei secoli scorsi, sarà utile ai nostri pronipoti per comprendere con chiarezza ciò che oggi ci rifiutiamo di capire per paura od ottusità.

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