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Ecco perché una laurea non ti salverà dall'essere grillino

Antonio Gurrado

Berlusconi ha chiesto a Barbara D’Urso d’indagare su quanti grillini siano laureati. Ormai però questo titolo di studio non è più utile per capire quanto un candidato sia competente

Berlusconi ha chiesto a Barbara D’Urso d’indagare su quanti grillini siano laureati. Credo sia un desueto vezzo signorile, che pure gli fa onore, questo ritenere tuttora la laurea un titolo distintivo, valevole a stabilire la competenza di un candidato o, più in generale, di un professionista e di una persona. Ormai non è più così.

 

Non intendo dire che esistono molte persone prive di laurea ma dotate di cultura, intelligenza e capacità di affrontare i problemi con accuratezza e risolverli ragionevolmente; questo è risaputo.

 

Dico che se consideriamo le caratteristiche opposte di cui iscritti e simpatizzanti del Movimento 5 Stelle hanno dato largo sfoggio nel corso dell’ultima legislatura – una certa faciloneria approssimativa, la piatta e talvolta erronea ripetizione di formule lessicali precotte (magari fraintese), lo strillo di slogan ritriti, notevoli difficoltà logiche col modus tollens, l’utilizzo smodato dei punti di sospensione o esclamativi, una certa ridondanza da brigadiere nel tentare di esprimere questioni semplici con termini aulici (magari abborracciati) e, soprattutto, una schietta inettitudine al fare combinata a un’assoluta refrattarietà all’approfondimento faticoso – ebbene, scopriamo che sono le stesse caratteristiche intellettuali di molte persone che, nell’ultima generazione d’italiani, hanno goduto di un’istruzione superiore sempre più permissiva e lassista nel concedere pergamene a chi non sarebbe nemmeno in grado di leggere e di comprendere questa stessa frase, perché lunga più di tre righe.

 

Il problema non è dunque quanti grillini siano laureati ma quanti laureati potrebbero essere grillini.

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