Un selfieccino (foto Instagram di saffyyyy)

Bandiera bianca

Il selfieccino ultima frontiere del cannibalismo di noi stessi

Antonio Gurrado

La nuova moda di un bar a Londra: inviare il proprio selfie al barista che lo stampa su un’ostia edibile dandoci la possibilità di mangiare la nostra immagine

Quei selvaggi – ma forse dovremmo smettere di chiamarli così – che non volevano farsi fotografare, poiché temevano che la fotografia catturasse la loro anima senza restituirla più, avevano la vista lunga. Confusamente avevano preconizzato i giorni nostri e, in particolar modo, la nuova moda lanciata dalla Tea Terrace che sovrasta la casa di moda House of Fraser in Victoria Street, a Londra: il selfieccino. L’avventore entra nel bar, si scatta un selfie, lo invia al mastro barista che con una stampante 3D imprime la foto del cliente su un’ostia edibile del diametro della tazza di cappuccino servita all’avventore, che quindi può mangiare compiaciuto la propria stessa immagine. Va bene che in Inghilterra si ritiene che il cappuccino denoti uno stile di vita raffinato e indulgente, e venga pertanto associato alle perversioni più sibaritiche. Fatto sta che la moda del selfieccino, che pian piano si diffonderà dalla capitale alla provincia e poi passerà la Manica per dilagare fra un paio d’anni giù fino ai bar delle stazioni di servizio della Salerno-Reggio Calabria, illustra alla perfezione una tendenza finora implicita: il solipsismo diventa autofagia. Il culto di sé impone come unica comunione possibile quella con sé stessi, trasformandoci in cannibali voracissimi ma incapaci di vedere di là dal proprio naso. E noi, rispetto a quelli che non volevano farsi fotografare, risultiamo molto più selvaggi – forse dovremmo iniziare a chiamarci così.

 

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