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Andreotti quasi mezzo secolo fa aveva già previsto tutto dell'Italia di oggi

Antonio Gurrado

Il tema portante di “Il buono cattivo” (Nave di Teseo), ossia il divorzio e l’annullamento del matrimonio, potrebbe sembrare desueto. E invece

Per capire l’Italia di oggi, leggete Andreotti. Dalle sue carte mai pubblicate La Nave di Teseo ha ripescato il romanzo “Il buono cattivo”, che la casa editrice di Elisabetta Sgarbi manderà in libreria a novembre. Bene, benissimo. Si tratta infatti del seguito de “I minibigami”, che Rizzoli aveva pubblicato nel 1971, quando l’autore era capogruppo Dc alla Camera; e per prima cosa vale la pena di riesumare dalle biblioteche questo delizioso pamphlet seminarrativo (apologo giuridico? saggetto romanzato?) su sottigliezze e paradossi della Sacra Rota, in cui Andreotti si scatena a parlare di Daiquiri, marijuana e mondiali di ciclismo.

 

Il tema portante del divorzio e dell’annullamento del matrimonio potrebbe sembrare desueto, ora che la legislazione è degenerata fino alle unioni civili a causa dell’evoluzione dell’opinione pubblica in materia di ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, di ciò che è bene e ciò che è male. Ma trovo scritto nelle pieghe del pamphlet: “Uno dei mali contemporanei sta nella diffusa presunzione di poter giudicare di tutto senza la minima competenza. Così, mentre si affermano sempre più le specializzazioni, hanno troppa fortuna le varie forme di selezione. In forza di questa informazione in pillole, nei salotti gli avvocati consigliano rimedi per le artriti e specifici contro il mal di testa; gli ingegneri si lanciano nella difesa o nella critica delle amnistie e dei condoni; i medici pretendono di insegnare la morale ai teologi”.

 

Diavolo di un Andreotti, quasi mezzo secolo fa aveva già previsto tutto.

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