Il sindaco di Francia, Anne Hidalgo (foto LaPresse)

Dopo Uber e Airbnb, il sindaco di Parigi fa la guerra ad Amazon

Mauro Zanon
Anne Hidalgo, sindaco socialista di Parigi, ha individuato un nuovo nemico nella sua guerra totale contro i disruptor: Amazon, il colosso di Jeff Bezos, che la scorsa settimana ha inaugurato nella capitale francese il suo servizio Prime Now.

Parigi. Anne Hidalgo, sindaco socialista di Parigi, ha individuato un nuovo nemico nella sua guerra totale contro i disruptor: Amazon, il colosso di Jeff Bezos, che la scorsa settimana ha inaugurato nella capitale francese il suo servizio Prime Now. Fiore all’occhiello dei servizi Amazon, già attivo nelle principali città del mondo tra cui Milano, Londra e New York, consente ai clienti iscritti ad Amazon Prime di beneficiare di una consegna gratuita in due ore (pagando un extra di 5,90 euro il tempo di consegna si riduce a meno di un’ora) di oltre diciottomila prodotti, compresi alimentari freschi come verdura, frutta, pane, e surgelati. L’offerta del gigante americano, che sta riscuotendo un grande successo nelle città dove è attiva, non ha però incontrato il favore della Hidalgo, che tramite un comunicato ha promesso la massima intransigenza, parlando di un imprecisato rischio di “destabilizzazione degli equilibri commercali parigini” in caso di diffusione di Prime Now. Invece di favorire un’iniziativa positiva sia in termini economici sia di comodità, Hidalgo preferisce moltiplicare gli ostacoli contro Amazon – ma anche contro i parigini, che vivono in una delle cinque città più costose al mondo.

 


Jeff Bezos, fondatore e ceo di Amazon (foto LaPresse)


 

La società di Bezos, per il sindaco di Parigi, metterebbe anzitutto a repentaglio “la qualità di vita dei parigini”, in ragione dell’attività del centro logistico di 4.000 metri quadrati situato nel diciottesimo arrondissement e del via vai di furgoni e scooter adibiti alla consegna, che provocherebbe un insopportabile aumento del “livello di inquinamento”. A questo, la Hidalgo aggiunge la solita critica alla “politica di risorse umane condotta da Amazon”, anche se quest’ultimo continua a creare posti di lavoro e a essere secondo tutti gli economisti un simbolo di attrattività. In totale, in Francia, Amazon dà lavoro a tremila persone, distribuite tra i centri logistici situati nel Nord, nel Loiret, nella Drôme, nella Saônet-et-Loire, e nel diciottesimo arrondissement (quello che Hidalgo vorrebbe chiudere). Entro l’anno conta di assumerne altre cinquecento.

 

L’opposizione della Hidalgo alla nuova economia è divenuta ormai sistematica, e Amazon è soltanto l’ultima preda della sua foga conservatrice. Dopo la sua ostilità all’apertura domenicale dei negozi favorita dalla loi Macron, il sindaco di Parigi si era schierata apertamente con i tassisti contro Uber, per poi orientare la sua intransigenza verso AirBnb, annunciando una serie di restrizioni e invitando persino alla delazione del vicino di casa che utilizza l’app per affittare la propria stanza o il proprio appartamento. “Per non inimicarsi albergatori, tassisti e commercianti, il sindaco di Parigi si oppone all’apertura alla concorrenza di interi settori dell’economia della capitale, a discapito dell’occupazione e dei prezzi”, ha attaccato l’Opinion.

 

Che nella vignetta apparsa ieri in prima pagina ha riesumato perfettamente la situazione parigina: si vede Hidalgo, vestita da poliziotta, mentre firma l’ennesima contravvenzione ai danni di un attore dell’economia 2.0, dopo Airbnb e Uber, impedendo a un fattorino di Amazon di entrare nel “Boulevard de la nouvelle economie”. Il sindaco di Parigi, che molti osservatori vedono in un futuro non troppo lontano candidata all’Eliseo in quota gauche, ha scelto ancora una volta di indossare l’elmetto corporativista e andare alla guerra contro quelle imprese che provano a ripensare la società in cui viviamo, a combattere i monopoli e le rendite di posizione, incoraggiando la libertà d’iniziativa.  Con il socialista De Blasio a New York e i sindaci di Barcellona Atene e Toronto, la Hidalgo si conferma esponente di spicco di quella “global alliance” di sinistra – così l’ha definita Bloomberg in un articolo recente – contro gli attori della deregulation.

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