Boicottare Israele e decolonizzare la Palestina: ecco il programma del seminario all'Università di Torino

Gabriele Carrer

Il rettore nega il contraddittorio: “Un convegno non è un talk-show dove si offre spazio a ogni posizione”. Tra i relatori, il professor Torri, convinto del “pragmatismo” di Hamas.

I docenti boicottatori di Israele saranno relatori unici durante una giornata di lavori all'Aula Magna del Rettorato dell'Università di Torino. “Dal califfato al califfato. Il Medio Oriente dal trattato Sykes-Picot al jihadismo stragista” è il titolo del seminario in quattro appuntamenti organizzato dal Dipartimento di Lingue e letterature straniere culture e moderne dell'Università di Torino dal 4 al 20 maggio. Il 16 maggio si parlerà della questione israelo-palestinese. Gli interventi in programma saranno tenuti dal professor Michelguglielmo Torri, dalla docente Diana Carminati e dal dottore di ricerca Enrico Bartolomei. Ad accomunare i tre relatori l'incitamento al boicottaggio di Israele. Sebbene l'organizzatrice Marzia Casolari, docente di Storia all’Università, sottolinei al Foglio come le posizioni filo-palestinesi ben precise dei relatori non inficeranno il rigore scientifico del seminario, alcuni docenti e politici chiedono un intervento per garantire il contraddittorio. Fabrizio Ricca, capogruppo della Lega Nord al consiglio comunale, denuncia come l'Università di Torino si sia fatta ancora una volta “carnefice di Israele”, non riuscendo a essere “obiettiva o quantomeno equa”. Sulle pagine torinesi di Repubblica è intervenuto il rettore Gianmaria Ajani che ha difeso l'iniziativa e bollato ogni polemica come “pretestuosa”, respingendo le accuse di Ricca all'Università di essere su posizioni filo-palestinesi. Il rettore ha tuttavia sottolineato come un convegno non sia “un talk-show dove si offre una poltrona a ogni posizione politica”.

 

Sotto accusa il direttore del dipartimento Francesco Panero, che al Foglio ha dichiarato di sapere ben poco del seminario. La professoressa Daniela Santus, docente ebrea associata del Dipartimento di Lingue, sottolinea la gravità del fatto che su un'iniziativa a senso unico ci sia il logo del dipartimento. Santus, da tempo bersaglio dei centri sociali per la sua difesa di Israele, lamenta di non essere stata invitata per garantire il contraddittorio. “Non ho nulla da spartire con questi studiosi che accusano Israele di essere la causa della cattiva economia palestinese. Non vogliono considerare Hamas, Abu Mazen ed il terrorismo come le vere cause”, ha aggiunto.

 

Uno dei relatori, il professor Torri, firmatario di diversi appelli per il boicottaggio delle università israeliane, commentando la vittoria di Hamas alle elezioni del 2006 spiegava l'ascesa del gruppo terroristico al potere con la delegittimazione israeliana di qualsiasi interlocutore nella politica palestinese. Hamas vinse perché, scriveva Torri, “fallita la via della moderazione perseguita da al Fatah, la risposta dei palestinesi è stata di passare la mano ai massimalisti di Hamas”. Torri confidava in Hamas certo che, grazie al suo “alto grado di pragmatismo” avrebbe trattato con Israele. Forse quel pragmatismo che ha portato, a pochi mesi dalla vittoria di Hamas, allo scontro con al Fatah che causò centinaia di morti palestinesi.

 

Carminati e Bartolomei sono, invece, autori assieme ad Alfredo Tradardi del libro “Gaza e l'industria israeliana della violenza”. Bartolomei, membro della Campagna Palestina Solidarietà Marche, scrivendo dell'“apartheid israeliano” nega ogni possibile processo di pace: “Qualsiasi soluzione politica deve mirare alla decolonizzazione della Palestina storica, anziché a un presunto "processo di pace" o alla costruzione di statualità o autorità nazionali”. Carminati, autrice di "Boicottare Israele: una pratica non violenta" e membro del gruppo di supporto alla causa palestinese ISM-Italia, è tra i docenti in prima linea per boicottare i rapporti delle università torinese con gli istituti israeliani. A marzo 2015 Carminati tenne un incontro al Campus universitario Einaudi di Torino dal titolo “Il progetto del sionismo per un colonialismo d'insediamento in Palestina”, dedicato alla memoria di Rachel Corrie, l'attività americana dell'ISM uccisa da un bulldozer israeliano e diventata una delle mascotte di Hamas.

 

Dopo la campagna per il boicottaggio dell'istituto Technion di Haifa con annessa occupazione di un'aula universitaria precedentemente negata, i giovani boicottatori torinesi festeggiano la presa di distanza dei collettivi Studenti Indipendenti e LGBT Identità Unite dal Torino Gay and Lesbian Film Festival. Dopo aver scoperto che l'ambasciata israeliana a Roma è tra i partner che contribuiscono al festival, il dito è puntato contro Israele. L'accusa è di pinkwashing, tingersi di rosa strumentalizzando i diritti delle persone LGBT “con l'obiettivo di mostrarsi a livello internazionale come paese democratico e liberale, offuscando così la realtà di occupazione e di apartheid”, si legge sulla pagina Facebook di Progetto Palestina, collettivo studentesco dell'Università e del Politecnico di Torino.

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