Rosario Crocetta (foto LaPresse)

Crocetta, Riotta e la panzana del "dov'è Renzi"

Lanfranco Pace
Il pagellone fogliante della settimana politica. Si sente effettivamente un certo risucchio ma non è “er Taitanic” della democrazia: sta affondando l’internazionale dei pugili suonati, i refrattari di ogni pelo che sognano il ritorno a deleterie sovranità, la sinistra rossa e fessa che vuole altri mondi e altre narrazioni.
PUGILI SUONATI

Si sente effettivamente un certo risucchio ma non è “er Taitanic” della democrazia: sta affondando l’internazionale dei pugili suonati, i refrattari di ogni pelo che sognano il ritorno a deleterie sovranità, la sinistra rossa e fessa che vuole altri mondi e altre narrazioni. Lo Prete e Capone hanno pubblicato giovedì sul Foglio un florilegio di loro dichiarazioni e c’è da sentirsi male per le risate e per questo tempo che non passa mai. Svettano orfani del situazionismo, anziani giuristi, fanzine della costituzione più bella del mondo, politici di lungo corso e di corta vista, presidenti casuali di rami del parlamento. E poi il leader che tutti li incarna motiva e rappresenta, Lui, il Papa, non l’ emerito ovviamente. Francesco fa il suo mestiere, non deve salvare un partito o un movimento o provare a governare un paese, deve salvare la Chiesa, perciò ha il diritto di parlare, semplificare e magari straparlare. Ma gli altri? Quelli che si sono infilati sotto la sua bianca veste, definendola massima espressione del pensiero di sinistra in questa epoca storica? Sono solo cinici in mala fede che continuano a non voler vedere, a non voler capire pur di non ritirarsi definitivamente a vita privata, come dovrebbe fare chiunque toppi in politica due volte di seguito. Persino Tsipras ha capito queste verità elementari. Stare nell’euro è meglio che starne fuori. Se non hai un soldo e vuoi ancora un prestito, devi dare garanzie, concedere ipoteche. I sistemi pensionistico e fiscale della Grecia sono da sballo. L’altra sera Tsipras ha detto questo in un discorso alla nazione sotto forma di intervista televisiva. Avesse tenuto lo stesso linguaggio fin dall’inizio della sua avventura, avrebbe incontrato meno difficoltà in patria e fuori e oggi sarebbe leader autorevole di una sinistra realista. Al premier greco comunque 8, se non altro per la rapidità con cui ha fatto tesoro della lezione. In futuro si guardi da tanti inutili valorosi e, spero per lui, dalla moglie.


MON DIEU LAGARDE

Pare che Christine Lagarde,  occhiuto capo del Fondo monetario, brighi l’Eliseo. Sarebbe peggio di Nichi Vendola vicesindaco di Roma: 4 non alle persone, alle ipotesi.


QUIA ABSURDUM

Uscire per cinque anni, rifarsi una salute  e poi rientrare: quella di Schauble è sembrata più una provocazione che una trappola. Mandare via la Grecia e dopo cinque anni riprenderla? Ma se i greci sputando sangue sopravvivono con le loro dracme perché mai poi dovrebbero rientrare? Chi è guarito non torna in ospedale, nemmeno per una visita di controllo. 

Non si può uscire dall’euro. Sì, si può. Basta avere fondamentali in ordine, pochi debiti, possibilmente tutti interni, economia solida con alta produttività e alto tasso di innovazione. Ma se un paese ha già tutto questo, perché mai dovrebbe voler andarsene? Gli argomenti degli economisti sono spesso astrusi, incoerenti. I neo keynesiani poi, i Krugman, gli Stiglitz, i Fitoussi, vorrebbero che gli stati spendessero in deficit di bilancio in funzione anticiclica. Eppure ben prima di Ronald Reagan,  studiosi ed economisti americani (di sinistra) misero in luce la crisi fiscale degli stati, il tramonto del ruolo dell’investimento pubblico come motore dell’economia. Non vorrei che avessero ragione gli autentici finlandesi. Nel dubbio 7 ai nordici e comunque 3 agli economisti. Quanto a Krugman, fummo i primi a spendere il suo nome nelle nostre polemiche (senza effetti  in verità come spesso ci accade) contro l’austerità e a favore della crescita ma ora è una solfa, un passepartout citato ovunque e da chiunque, francamente ha rotto i coglioni, almeno i miei. 


GIA' CHE CI SIAMO   

Sempre a proposito di coglioni, visto che siamo in tema, uno ha scritto che preferirebbe lavorarseli con uno stuzzicadenti piuttosto che vedere Parallelo Italia, di Gianni Riotta, su Rai 3. Maurizio Crippa, resistendo alla tentazione , l’ha vista e in Contro Mastro Ciliegia ha detto che è la più brutta prima puntata di talk show nella storia del catodo. Va bene in studio c’era Passera, (si bien élevé si vede che la moglie lo cura fin nel dettaglio), un inutile cuoco e l’immancabile Expo Man, Giuseppe Sala.  A latere interviste al cardinale Scola e alla Mogherini e altre friselle. Riotta è storicamente per noi “Gianni&Riotto detto Johnny”, terzista con tendenze cerchio-bottiste, con poco glamour e un ritmo narrativo che induce una certa narcolessia. Ha anche pregi però: non prende smaccatamente partito, non urla, non tifa, prova ad ascoltare, sa di cosa si parla, si sente che ha avuto frequentazione di mondo, è anglofilo, legge, studia, si informa:  caro Maurizio, per i tempi che corrono, il nostro vale cinque volte quelli del martedì. E siccome quando vuole sa pure essere ironico, voto 8.


LOCALE 1

C’erano i collusi ambientali, i grigi, gli associati esterni, quelli con facies delittuosa: ora abbiamo anche i disponibili. Il vice sindaco di Roma in quota Sel si è dimesso - o è stato costretto a farlo - perché considerato “disponibile” nei confronti delle cooperative di Salvatore Buzzi. Dunque uno stato d’animo, un’attitudine della mente, può essere prodromo al sospetto politico e magari domani  alla fattispecie di reato. 9 per solidarietà, a prescindere, con il vice sindaco dimissionario, 5 al procuratore capo di Roma. Non ha responsabilità diretta nell’accaduto, ma da quando è arrivato, ha strafatto.


LOCALE 2

Crocetta è come Marino, un altro incapace direbbe Renzi. Mai avrebbero dovuto farlo candidare a governatore e poi è tempo di abolire lo statuto speciale di questa cazzo di Sicilia. Eppure quello che gli stanno tirando addosso da ieri ha dell’incredibile. L’Espresso pubblica un’intercettazione telefonica in cui il suo medico di fiducia nonché amico di vecchia data dice che Lucia Borsellino, assessore alla sanità,  deve essere fatta fuori come il padre Paolo: all’altro capo del telefono Crocetta tace. Non ho sentito, sennò avrei reagito, si giustifica. Ma che avrebbe dovuto fare?  Balzare in piedi, urlare come ti permetti stronzo infame di profanare la memoria di un martire e di fare minacce alla figlia, io ti porto dalla Bindi? Scena di grande vis comica che avrebbe fatto sorridere lo stesso Paolo Borsellino, il quale sapeva bene che la mafia quella vera prima uccide e poi minaccia. Evidentemente Crocetta ha messo quelle parole nel contesto esagerato di un cazzone iracondo che si farà trovare con le mani in pasta e il sorcio in bocca.  In ogni caso, una telefonata intercettata senza rilevanza penale dovrebbe essere cosa privata. La procura ne ha smentito l’esistenza, non sarebbe fra le carte in suo possesso. L’Espresso invece conferma, il giornalista dice di averla trovata tra le pieghe di inchieste di tre anni fa. Crocetta piange e si autosospende, dice che la mafia vuole la sua pelle perché lui la combatte per davvero, lo spettacolo si tinge di melodramma e si fa opera dei pupi.

[**Video_box_2**]9 di mera solidarietà a Crocetta. “Non voto” al giornalista dell’Espresso: non credo faccia parte del nostro mestiere rovistare nei cassonetti delle procure e se si trova qualcosa è bene chiedersi se è la prova di eventuali reati e non quanto casino fa se scoppia nel microcosmo. C’è un voto anche per il governo, nella fattispecie 4:  la riforma della giustizia fatta a quattro mani dal ministro Orlando e dall’Associazione magistrati è un inutile brodino, un cerotto su una gamba di legno.


STUCCHEVOLE

La cosa più stucchevole sentita in questi giorni è: ma dov’è Renzi, cosa fa Renzi, cosa fa l’Italia, in Europa non contiamo nulla e abbiamo pure sprecato il semestre di presidenza. Facciamo quello che si può, l’Italia non è leader ma a seconda dei dossier comprimario di terza, quarta o quinta fila. A Bruxelles si ricordano dei nostri democristiani della prima Repubblica, promettevano il loro voto a tutti e uscivano dalle riunioni esattamente con i vantaggi che si erano prefissati di ottenere. Arlecchino servo di più padroni e se volete un sontuoso mercante  non fa un leader né politico né economico. Non c’è mai stato dunque un tempo in cui eravamo numeri uno, abbiamo sempre giocato di rimessa e quando abbiamo spinto sull’acceleratore non è andata molto bene, l’allargamento voluto fortemente da Romano Prodi allora presidente della Commissione nell’illusione che molti piccoli paesi potessero controbilanciarne due grandi è stta la fonte di non pochi guai. Dunque 0 a chiunque usi a fini domestici questa demagogica panzana.


ALCIDES

Alcides Edgardo Ghiggia è morto qualche  giorno fa. Aveva 88 anni, era uno gnappo di nemmeno uno e settanta, ha fatto entrare il suo Uruguay nella leggenda e condannato il Brasile a ricordare la sconfitta più sanguinosa della sua gloriosa storia calcistica. Dieci e lode, in memoria. 

  • Lanfranco Pace
  • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.