Rupert Murdoch (foto LaPresse)

Dopo Murdoch, Murdoch: lo Squalo lascia 21st Century Fox ai figli

Paola Peduzzi
James diventerà ceo al posto di Rupert, mentre Lachlan, il figlio grande che era già stato esiliato in passato (in Australia, non proprio fatto fuori) sarà executive chairman, lavorando a stretto contatto con il fratello.

Dopo tutto quel soffrire, con gli hackeraggi in Inghilterra che hanno travolto l’impero, la testimonianza a testa bassa ai Comuni e il ritorno a New York, quando l’ambizione era tutta in Europa, James Murdoch è infine tornato sul trono. La Cnbc ha per prima dato la notizia che Rupert Murdoch lascerà la guida di 21st Century Fox al figlio James – i tempi devono ancora essere precisati – che diventerà ceo al suo posto, mentre Lachlan, il figlio grande che era già stato esiliato in passato (in Australia, non proprio fatto fuori) sarà executive chairman, lavorando a stretto contatto con il fratello. Il tandem, che era stato ostacolato in tutti i modi dagli investitori del gruppo, che non volevano più un Murdoch alla guida – l’asset era diventato tossico sul mercato, a detta loro –, è stato reinstaurato, mentre il baffuto Chase Carey, da sempre braccio destro di Rupert e da molti considerato l’erede naturale ancorché “non un Murdoch” per la successione, resterà dentro al gruppo, con un ruolo ancora da definire, almeno fino al 2016, dopo si vedrà.

 

Le fonti sentite dalla Cnbc hanno confermato che James in questi anni ha conquistato molti fan, dopo aver perso buona parte della sua credibilità – e della fiducia del padre – nello scandalo delle intercettazioni illegali che ha coinvolto News International, la filiale inglese del gruppo, di cui era a capo. Allora i tanti nemici di Murdoch pensavano che l’impero sarebbe finito per sempre, ma già qualche mese dopo la chiusura di News of the World e la caduta dei più stretti collaboratori di Rupert, il gruppo tra risarcimenti e nuovi investimenti pareva di nuovo in forma. Restava sempre il problema della successione, complicato dalla spaccatura del gruppo, diviso in due società, una gloriosamente portata al ricavo (quella dell’entratainement) e l’altra alla perdita (quella dei giornali di carta): i fratelli parevano distanti, in mezzo c’era Elisabeth, mai considerata delfina di riferimento di papà, ma pur sempre in gamba e finalmente divorziata dall’odiato marito (odiato da Rupert) Michael Freud. Tanto spirito di sacrificio non è bastato, Lachlan e James ora formano – secondo i beninformati – una partnership perfetta e insieme traghetteranno il gruppo (gli amanti della carta un po’ tremano: Rupert l’ha sempre preferita a tutto). James ha intanto fatto una scelta che molti consideravano piuttosto significativa: quella della sede di New York. Mentre le banche si spostano verso midtown, molte società editoriali hanno iniziato a gravitare verso downtown, attorno al World Trade Center pronto alla rinascita. Dopo molte trattative, James ha rifiutato l’offerta fatta dall’architetto Norman Foster, preferendo il rendering prodotto da Bjarke Ingels, un giovane danese che, secondo alcuni, ha saputo interpretare le esigenze del giovane Murdoch. Dev’essere proprio una faccenda generazionale, come scrive non senza malizia Vanity Fair: Foster ha 80 anni, come Rupert, Ingels ne ha 40, come James.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi