Pamela Geller

Intervista esclusiva al Foglio

“Non vivrò in ginocchio”. Parla Geller, la blogger che l'Isis vuole decapitare

Giulio Meotti
“Tutti sono ansiosi di arrendersi, io non lo farò mai. Non c’è scelta. Il silenzio è di gran lunga più spaventoso”

Roma. “Pamela Geller: the woman Isis wants dead”, l’ha definita il settimanale Newsweek. La prima volta che la blogger americana, “estremista della libertà” che dice di ispirarsi ad Ayn Rand (il suo popolarissimo sito internet si chiama Atlas Shrugs), fece parlare di sé fu quando lanciò la campagna contro la “moschea di Ground Zero” a poca distanza dal luogo dove sorgevano le Torri Gemelle. Poi Geller pagò di tasca propria una serie di manifesti nella metropolitana di New York dopo l’uccisione dell’ambasciatore americano a Bengasi. “In ogni guerra fra l’uomo civilizzato e il selvaggio, sostieni l’uomo civilizzato. Sostieni Israele. Sconfiggi il jihad”, recitava l’adv di Geller. La Metropolitan Transportation Authority aveva rifiutato l’iniziativa. Geller andò dal giudice federale che le diede ragione, dicendo che era protetta dal Primo emendamento.

 

Nell’ultimo mese, Geller è diventata la donna più ricercata d’America dai terroristi islamici in quanto presidente dell’American Freedom Defense Initiative, il gruppo che ha organizzato il concorso di vignette su Maometto in Texas. E dopo la sparatoria di Garland c’è stato il complotto a Boston per decapitarla. Si tratta del jihadista Usaama Rahim, ucciso dall’Fbi martedì, e che ieri il capo della polizia di Boston, William Evans, ha confermato avesse come obiettivo proprio la blogger e autrice. Intanto praticamente tutta la stampa mainstream americana la taccia di “islamofobia”, con l’eccezione sul Wall Street Journal di Bret Stephens, premio Pulitzer che ha scritto: “Di tanto in tanto, abbiamo bisogno di qualcuno che ci ricordi che la libertà di espressione non è una parola d’ordine da invocare religiosamente, ma un diritto che necessita di essere esercitato affinché possa sopravvivere come tale. Pam Geller potrebbe non essere la studiosa più erudita sul medio oriente, o la più raffinata paladina del Primo emendamento. Eppure, ancora una volta, lei lo sta difendendo, a fronte di un considerevole rischio personale”. La Geller non è esattamente una tipa conciliante. Ieri, sulla Cnn, all’intercalare del presentatore Chris Cuomo, Geller ha detto: “Verranno a cercare anche te, Chris”. A differenza della vignettista Molly Norris, che dopo le minacce si è data alla macchia rinunciando al suo lavoro, la blogger resta in scena.

 

[**Video_box_2**]Adesso Pamela Geller è in esclusiva a colloquio con il Foglio. Come vive questo momento? “In piedi. Continuando a combattere. Non vivrò in ginocchio. Non mi nasconderò, non vivrò nella paura. Anzi, aumenterò le mie iniziative a favore della libertà. L’America non ha ancora conosciuto il livello di intimidazione che c’è in Europa, ma ci stiamo arrivando”. E’ pessimista sul futuro della libertà di espressione? “Fintanto che respiriamo c’è speranza. Riusciremo a resistere contro questa barbarie o ci prostreremo davanti a loro e ci metteranno a tacere? Le persone hanno bisogno di capire che cosa c’è in gioco. Voglio dire, se ci arrendiamo su questo punto, su cosa ci arrenderemo poi?”. Cosa risponde a chi dice che è una provocatrice? “Non sono stata io, ma i jihadisti a fare delle vignette su Maometto il cuore della difesa della libertà di parola. Io mi batto per la libertà di parola, la libertà di coscienza, l’uguaglianza dei diritti di tutti di fronte alla legge, e dei diritti individuali. Mi oppongo agli elementi della sharia (legge islamica, ndr) che negano la libertà di parola, la libertà di coscienza, la parità di diritti delle donne, dei non musulmani, dei gay”. Se il terrorismo riuscisse a colpirla, si potrà dire comunque che è valso la pena battagliare? Geller risponde: “Amo la vita, è per questo che faccio quello che faccio. Io non voglio morire. Ma non sono disposta a vivere come una schiava. Non c’è altra scelta. Il silenzio è di gran lunga più spaventoso. Tutti sembrano così ansiosi di arrendersi. Io non lo farò mai”.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.