Fuori dal Caf

Redazione

I Centri di assistenza fiscale sono in rivolta: il modello 730 precompilato, simbolo della distensione sulle tasse che il governo Renzi vuol stabilire con i cittadini, e le norme relative, sarebbero “incostituzionali e ad alto rischio di frode”. Censura e risposta alla difesa corporativa del parassitismo fiscale

I Centri di assistenza fiscale sono in rivolta: il modello 730 precompilato, simbolo della distensione sulle tasse che il governo Renzi vuol stabilire con i cittadini, e le norme relative, sarebbero “incostituzionali e ad alto rischio di frode”, e il debutto tra poche settimane potrebbe avvenire “nel caos”. Parola di Valeriano Canepari, coordinatore della consulta nazionale dei Caf. Dopo i notai, un’altra corporazione protettissima s’arma contro una liberalizzazione che le pesta i piedi perché le compravendite minori sono state esonerate dalla loro presenza e relative parcelle.

 

Istituiti nel 1991, tutelati da albo ministeriale, largamente gestiti dai sindacati, i Caf hanno prosperato sul semi-monopolio delle denunce dei redditi di chi ricorre al 730, dietro compenso di contribuenti e aziende; ma anche su altre pratiche (Isee e Inps). Fin qui l’hanno fatto elaborando le dichiarazioni e trasmettendole al fisco, senza oneri in caso di errori, omissioni, contestazioni, per le quali l’Agenzia delle entrate ha chiesto conto non a loro ma ai cittadini. Ora saranno diretti responsabili. Per Canepari ciò “potrà generare comportamenti fraudolenti da parte dei contribuenti e dei dipendenti dei Caf”. Spiegazione oscura: i redditi verranno trasmessi per via telematica dai sostituti d’imposta al fisco, il quale dal 2016 calcolerà anche le detrazioni per spese mediche e altro. Era bello intascare il pedaggio. I Caf si nascondono dietro interessi generali, invece difendono i loro. La risposta è una: tagliare intermediari e gabelle, mettere i contribuenti a totale contatto con il fisco, con l’informatizzazione.

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