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Aneddoti e pettegolezzi sull'ubiquo Renzi e la sua voglia matta di volare

Leopoldo Mattei

Alla fine ha rottamato anche la locomotiva. “Sembrava il treno anch’esso un mito di progresso lanciato sopra i continenti”, come canta Guccini. Ma Renzi ha scelto l’aereo (o l’elicottero). Avendo imparato ben presto l’arte di correre, il più giovane presidente di provincia d’Italia capì subito che non bastava.

Alla fine ha rottamato anche la locomotiva. “Sembrava il treno anch’esso un mito di progresso lanciato sopra i continenti”, come canta Guccini. Ma Renzi ha scelto l’aereo (o l’elicottero). Avendo imparato ben presto l’arte di correre, il più giovane presidente di provincia d’Italia capì subito che non bastava. Che, per arrivare dove voleva lui e quando voleva lui, bisognava volare. Così, da bruciatappe qual è, l’Antoine de Saint-Exupéry (o meglio da Rignanò sull’Arno) passò subito dalla teoria alla pratica.

 

La passione per il volo – comprensibile e giustificabile per chi vuole andare veloce – è come una pulsione irrefrenabile, in barba alla sua stessa maniacale attenzione a evitare comportamenti da casta. Un aneddoto su tutti: si narra che Andrea Bacci, imprenditore fiorentino amante di Suv, fuoriserie e lauto finanziatore della rottamazione primigenia, per parlare con l’allora sindaco di Firenze si dovesse presentare con un’auto normale, altrimenti Renzi non sarebbe salito a bordo per niente al mondo. Troppo rischioso (per il consenso) farsi fotografare su una macchina “impopolare” mentre il suo carro era ancora vuoto e aveva tutti contro. Insomma: il Suv (specie se con targa svizzera) no, ma l’aereo sì. Il “Cavallo”, così come lo chiamano i suoi fedelissimi più stretti, ha un debole per il volo. E la prima polemica con tanto di interrogazioni parlamentari sul Renzi-volante nasce proprio da una telefonata dello stesso Bacci, che, intercettato nell’ambito dell’inchiesta sulla “P3”, chiede all’imprenditore Riccardo Fusi se poteva prestare l’elicottero a “Matteo”, perché doveva andare subito in tv a Milano. Poi, almeno quella volta, non se ne fece nulla causa maltempo. Voglia irrefrenabile di grandeur, ma non solo. Negli ultimi sei anni, vissuti a rotta di collo, l’aereo è stato pure strumento essenziale per colpi a effetto studiati a tavolino. Alla Renzi, insomma. Come quando, nell’aprile 2012, di prima mattina fa sapere ai giornalisti di essere a letto con la febbre. E invece stava salendo su un aereo, stavolta di linea, per Johannesburg. Poche ore dopo, su Twitter, c’era la foto del sindaco che stringeva la mano a Nelson Mandela. Se quella mossa fu uno dei primi mattoncini per accreditarsi in vista della sfida contro Bersani, nel luglio 2013 dà la prima vera spallata a #Enricostaisereno. Come? Sempre via aereo, mezzo che se usato con astuzia garantisce massima privacy. Renzi, quella mattina, ne racconta un’altra mica male. Poi, girato l’angolo, il suo autista lo scarica all’aeroporto di Peretola, guidato dall’amico Marco Carrai, che accompagna il sindaco di Firenze a Berlino per incontrare Angela Merkel. Tutto, grazie a un jet privato che scansa occhi indiscreti, stavolta rimane segreto per ben due giorni. Poi l’annuncio bomba e per #Enricostaisereno è il primo amarissimo boccone.

 

[**Video_box_2**]La letteratura sull’arte di saper volare del fu sindaco di Firenze conta però molti altri succulenti aneddoti. Oltre a garantire (se studiato bene) il colpo di scena, il jet privato o il “Renzicottero”, così come lo ha ribattezzato Grillo, in passato sono riusciti a regalare all’allora Rottamatore pure il dono dell’ubiquità sindaco-aspirante-segretario. Nel settembre 2012, proprio mentre il camper di Renzi frulla senza sosta per l’Italia e infuria la battaglia contro Bersani per la candidatura a premier, si scopre che alla tappa di Pescara Antoine da Rignanò c’è arrivato con un volo privato, per poi arrivare all’incontro pubblico in auto. Il perfido D’Alema, ben ammanicato coi Servizi, lo avverte: “Matteo stia attento, si farà male”. Poi, però, male se l’è fatto qualcun altro. Sempre durante le primarie 2012 si scopre che, in più occasioni, l’aeroporto di Firenze è rimasto aperto fino a notte fonda proprio per aspettare il Piaggio P180 (privato) con Renzi a bordo. Tutto molto tempo prima del volo di stato per andare a sciare a Courmayeur con la famiglia o l’atterraggio d’emergenza dell’elicottero Bagno a Ripoli-Palazzo Chigi. Perché l’aereo lo rilassa, ma soprattutto elimina i tempi morti. Lui odia perdere tempo, e poi registratelo voi un videomessaggio dall’auto blu.

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